Periscopio – Memetica

lucreziNello scegliere un episodio di cronaca da sottoporre alla mia consueta breve analisi settimanale, mi sono messo, come spesso mi capita, alla ricerca di qualche fatto divertente, piacevole, interessante, o almeno non particolarmente triste o allarmante, scartando tutti quelli di segno negativo, perché è piuttosto deprimente dovere sempre commentare notizie lugubri o drammatiche e usare toni sdegnati di condanna e riprovazione. Chi mi conosce, sa che non sono poi, nel privato, così cupo e pessimista.
Ma, una volta trovato l’argomento ameno da trattare, mi sono tornati alla mente tutti quelli che avevo eliminato, e ho cambiato idea. La mia mi è parsa una fuga, di fronte a quella che, nell’ultima settimana, è stata una vera valanga di vergogne, di fronte alla quale non è possibile fare finta di niente, suonando il violino sul ponte del Titanic che affonda. Per citare solo alcune delle tante carinerie che gli ultimi giorni ci hanno riservato, vediamo che:
1) AirBNB, spinto da alte motivazioni etiche e umanitarie, ha deciso di escludere dal suo servizio gli appartamenti degli insediamenti israeliani in Cisgiordania;
2) l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, a larghissima maggioranza, ben nove risoluzioni nove, tutte contro Israele, per i più disparati motivi;
3) quell’allegrone del Presidente iraniano Rouhani, beniamino di mezzo mondo, a cominciare dagli europei, in veste di oncologo, si è lasciato andare a dotte disquisizioni su come sia nato, dopo la Seconda Guerra mondiale, un pericoloso cancro nel cuore del Medio Oriente, che lui e la sua equipe medica, per fortuna, si accingono a rimuovere, per salvare la vita al paziente;
4) si è riunita a Milano una chiassosa e colorata adunata di bambini cresciutelli, che, prolungando la notte di Halloween, giocavano a Cappuccetto rosso spaventato dal lupo cattivo, che sappiamo chi è.
E si potrebbe continuare.
Qualche commento su tali episodi è apparso su alcuni siti specializzati (Ugo Volli ad esempio ha ricordato il numero di risoluzioni approvate dall’ONU, nella stessa adunanza, contro qualche altro stato “chiacchierato”: 0 all’Arabia Saudita, 0 al Venezuela, 0 al Nord Corea, 0 alla Russia, 0 alla Cina, 0 al Myanmar, 0 all’Iran); ma, su tutta la grande stampa, un silenzio tombale.
Che dire?
Niente, solo una citazione dal libro Sapiens, di Yuval Noah Harari, di cui ho già avuto modo di parlare (pagine che provengono, però, proprio dalla zona cancerosa, e che andrebbero forse lette, pertanto, col camice bianco e la mascherina): “Un numero crescente di studiosi considera le culture paragonabili a infezioni o parassiti della mente, che gli umani ospiterebbero inconsapevolmente. I parassiti organici, come i virus, vivono all’interno del corpo ospite. Si moltiplicano e si diffondono passando da un organismo ospite a un altro, cibandosi di tali organismi, indebolendoli e talora uccidendoli. Fintantoché gli ospitanti vivono abbastanza a lungo da trasmettere il parassita, a questo interessa poco come sta il padrone di casa. Le idee culturali vivono nella mente degli umani esattamente in questa maniera. Esse si moltiplicano e si propagano da un ospite a un altro, talvolta indebolendo gli ospiti, talaltra uccidendoli… Gli umani potranno anche morire, ma l’idea si diffonderà. Secondo questo approccio, le culture… sono parassiti mentali che emergono accidentalmente, e che poi si approfittano di tutti coloro che hanno infettato”.
“Questo approccio – continua Harari – viene chiamato a volte col nome di memetica. La memetica presume che… l’evoluzione culturale si basa sulla replicazione delle unità di informazione culturale chiamate ‘memi’. Le culture vincenti sono quelle che eccellono nella riproduzione dei propri memi, senza badare ai costi e ai benefici relativi ai propri ospiti umani”.
La memetica, evidentemente, si fonda sull’idea di fondo di un’analogia tra i processi culturali e quelli biologici. Non so, francamente, quanto una simile visione possa essere scientificamente fondata, ma, certamente, essa appare straordinariamente adatta a comprendere la peculiare natura dell’antisemitismo. Un parassita che si annida in questo o quell’organismo, divorandolo e uccidendolo, per poi passare a un altro. Si è nutrito avidamente del corpo della Germania nazista, ma non ha sofferto affatto della sua morte, perché è emigrato felicemente altrove. Ora sta banchettando nell’Iran degli ayatollah, a casa nostra e in tanti altri posti, ma si sta già guardando intorno, in attesa, dopo averci ucciso, di nuovi traslochi.

Francesco Lucrezi

(28 novembre 2018)