A 80 anni dal gesto estremo
Modena si inchina a Formiggini
Della cultura italiana, per alcuni decenni, fu assoluto protagonista. Editore prolifico, intellettuale brioso e sferzante, voce autorevole del dibattito pubblico sui grandi temi che attraversavano la società. La moneta con cui fu ripagato, nel momento in cui le Leggi razziste vennero promulgate, furono esclusione e disprezzo. Non l’ultimo dei torti perpetrati nei suoi confronti dal regime, che già per mano di Gentile molti anni prima gli aveva soffiato l’idea e il progetto di una “Grande Enciclopedia Italica” (diventata poi la Treccani). Ma quello definitivo, che lo portò al gesto estremo del suicidio.
A ottanta anni esatti da quel giorno la porzione della piazza del Duomo di Modena in cui il suo corpo precipitò dopo un volo iniziato dalla torre della Ghirlandina prende il suo nome. Angelo Fortunato Formiggini l’aveva predetto. “Al tvajol ed Furmajin” – il tovagliolo del Formaggino, in dialetto locale – da questo pomeriggio sarà però molto più di un nome ufficioso. Una decisione (presa dall’amministrazione comunale, anche grazie al lavoro di recupero svolto dal professor Mario Calice) che restituisce centralità e dignità a una figura troppo a lungo dimenticata.
“L’Europa nuova che dovrà sorgere dalle rovine della vecchia Europa dovrà essere civile e fraterna; non vi potrà essere fraternità se vi sarà oppressione di un popolo sull’altro, ma nemmeno se non ci sarà comunione di cultura fra i popoli. E converrà soprattutto che i popoli si conoscano nei loro aspetti più simpatici e umani, cioè appunto nella loro peculiare gaiezza e nelle particolari colorazioni che presso ciascuno di essi assume l’amore alla vita: ridere è amore di vita”.
Così scriveva Formiggini a Grande Guerra in corso, intravedendo in una “Casa del ridere” il mezzo per affratellare e riconciliare popoli aspramente impegnati su fronti contrapposti. Una delle sue più geniali intuizioni, cui questa giornata modenese dedica numerosi approfondimenti. Con la solennità dell’intitolazione dello spazio pubblico, con un Consiglio comunale che sempre nel pomeriggio ricorderà la storia e la grandezza di Formiggini. Con una serie di appuntamenti, convegni, iniziative pensate per le scuole e non solo.
“La parola salva la libertà e la parola viene spenta per prima dal tiranno. Il silenzio dei morti rimbomba nel cuore dei vivi. Ottanta anni dopo questo silenzio ancora rimbomba nei cuori dei cittadini di Modena che hanno deciso di elevare la sua parola eterna ad una presenza perenne nel cuore della città” dichiara l’assessore UCEI Franca Formiggini Anav, oggi presente alle iniziative modenesi sia in rappresentanza dell’Unione che dei familiari e discendenti dell’illustre editore.
Tante le frasi e le emozioni che la accompagnano in queste ore a Modena. Tra gli altri un pensiero dedicato alle nuove generazioni, scritto da Formiggini nel 1907: “Io credo che nella scuola i giovani debbano essere educati a discutere sulle varie correnti di pensiero, perché solo con la libera discussione del pensiero altrui essi potranno formarsi un pensiero proprio e conseguentemente, una propria personalità. I giovani studiosi non debbono essere politicanti, il liceo è come la porta della vita, varcata la quale ciascheduno ha, non il diritto soltanto, ma anche il dovere di portare il proprio contributo di idee e di idealità alla cosa pubblica. E penso che tanti migliori frutti si potranno ottenere quanto più si educheranno i giovani al senso della tolleranza e del rispetto per tutte le opinioni e le credenze che si agitano e si urtano nel perenne dibattito che è proprio della nostra vita”. Parole decisamente attuali, sottolinea, che confermano “quanto fosse moderno questo personaggio”.
Con sé Formiggini Anav ha anche una copia de La ficozza filosofica del fascismo, scritto nel 1924, in cui si elabora il primo trauma del colpo di mano con cui, agli albori del fascismo, fu estromesso dal progetto della Grande Enciclopedia Italica. Una ferita profonda, mai del tutto rimarginatasi. L’auspicio, nell’ottantesimo anniversario dall’entrata in vigore delle leggi razziste, anche in ragione del gesto compiuto dall’amministrazione di Modena, “è che vengano variate, in tutti i comuni di Italia, le denominazioni delle strade che risultano ancora intitolate ai sottoscrittori dell’abominevole Manifesto della Razza”.
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(29 novembre 2018)