Alle origini del Jewish Jazz

giseleTerzo appuntamento del ciclo di incontri sul “Jewish Jazz” coordinato da Gisele Levy e con protagonista Gabriele Coen, sassofonista, clarinettista e compositore che dalla metà degli anni è leader dei “Klezroym“, la più importante formazione italiana di musica klezmer da lui stesso fondata. Un percorso tra suoni e suggestioni che è ospitato dal Centro Bibliografico UCEI.
Obiettivo del corso, ha spiegato Coen nel corso della prima lezione, “è far conoscere il Jewish Jazz, la parte del repertorio jazz che ha subito influenze ebraiche e raccontare il suo essere multiculturale”. Quattro serate (oggi l’appuntamento è alle 18.15) che vogliono essere “delle guide all’ascolto sul rapporto tra Jazz e musiche ebraiche da Benny Goodman fino a John Zorn”.

Il fascino indimenticabile dello swing

Dirlo così forse mi data un po’, ma sono cresciuta in una casa senza televisione. Dove vivevo io, il segnale dall’Italia si faceva desiderare, e programmi quasi basilari nella cultura dei ragazzi di allora, quali le serie di Bonanza, i caroselli e le pubblicità di Paulista potevo vederli solo in estate, durante quei brevi intervalli in cui andavamo a trovare le cugine di Milano.
Quando papà fece finalmente installare l’antenna, potemmo captare l’unica stazione presente: apparteneva alla base americana del Wheelus Field, a 12 km di distanza dalla nostra abitazione.
Non ricordo esattamente chi fossero gli artisti, ma rammento che la musica trasmessa era quella da lounge bar; note che oggigiorno forse identificherei con quelle che ho studiato provenire dall’ugola di Frank Sinatra fluivano dalle porte aperte dei vicini di casa, e quando tornavo da scuola e salivo le scale mi soffermavo qualche secondo in più ad apprezzare le melodie. Le rubavo mentre fuggivano libere, e loro mi colonizzavano.
Qualche anno dopo, mio fratello, che frequentava spesso amici sudamericani, cominciò a portare a casa dischi dai ritmi latini, bossa nova e jazz. Fu grazie a lui che conobbi maestri quali Vinicius de Moraes, Chico Buarque de Hollanda, Joao Gilberto, che mi piacquero tanto da spingermi a iscrivermi a lezioni di portoghese pur di imparare una lingua tanto soave. Poco sapevo di aver solo sfiorato la punta dell’iceberg: negli anni successivi, in casa risuonavano l’esplosivo Dave Brubeck e l’indimenticabile Santana, le cui incredibili sonorità crearono un’epoca musicale entrata nella storia.
L’ispirazione per questo corso non è però dovuta esclusivamente ad un’antica passione: ho un debito di gratitudine anche nei confronti di più d’una trasmissione radiofonica, dove musicologi e musicisti si incontrano per discutere vita, morte, miracoli, vizi, virtù ed opere di fenomeni del calibro di Cannonball, Dave Miles, Dizzy Gillespie, Nick La Rocca, Joe Venuti, Shelly Manne.
Amo il ritmo libero segnato dal piede del batterista, l’energia trasmessa dai solo dei sassofonisti, le emozioni pure che questa musica così vivace è in grado di trasmettere all’ascoltatore, coinvolgendolo completamente. Però c’era ancora molto di cui non ero a conoscenza, come ad esempio delle relazioni così strette esistenti, in numerosi casi, tra i compositori del mondo jazz e i suonatori di quello spirituale yiddish.
Queste sono state le basi, le scelte, le riflessioni che mi hanno spinta alla progettazione di un corso di avvicinamento al jazz, che a Roma non gode di grandissima popolarità; ho chiesto all’Ucei l’autorizzazione alla presentazione dello stesso, partecipando al Bando della Regione Lazio 2018 per gli Istituti culturali (tra i quali spicca per la sua unicità il Centro Bibliografico) che ne è stato entusiasta, a giudicare dall’alto punteggio raggiunto.
E a proposito di entusiasmo; chi meglio di Gabriel Coen avrebbe potuto capire come intendevo organizzare il corso, tra accenni storici e esecuzioni di chitarra, piano e clarinetto? Il suo klezmer, intenso ed emotivo, mi aveva colpito fin dal suo esordio, ed è legato a un momento speciale della mia vita, perché ho avuto il piacere di invitarlo e sentirlo suonare al mio matrimonio. Nel tempo non ha fatto che affinare la sua passione ed abilità, dato che si è riscontrato nel grande successo riscosso dalla sue opere. Devo anche a lui la possibilità che ho avuto di realizzare il mio sogno di entrare nel campo del jazz, ascoltando i meravigliosi interventi del suo trio, penetrando nelle melodie e imparando a riconoscere le diverse frasi ritmiche e le molteplici variazioni sul tema.
Il terzo concerto-lezione è per questo pomeriggio e l’ultimo per il 4 dicembre. Da non perdere.

Gisele Levy

(29 novembre 2018)