Shir shishì – Il libro di Adamo ed Eva
Dell’antico libro apocrifo di Adamo ed Eva sono rimaste solo le traduzioni in greco e armeno e una in ebraico datata 1936. Secondo gli studiosi è stato scritto in ebraico prima della distruzione del Secondo Tempio. Si tratta di un racconto favolistico della prima famiglia vissuta sulla terra, ovvero della prima coppia di esseri umani creati per completarsi a vicenda e condividere lo stesso destino: la cacciata da uno spazio fantastico, destinato a essere violato perché l’uomo è creato a immagine di Dio, ma non potrà mai essere come Lui. Adamo ed Eva dopo aver mangiato con sfrontatezza il frutto dell’albero della conoscenza, sono costretti a confrontarsi con le difficoltà più atroci, fino all’omicidio compiuto dal figlio Caino.
Nonostante tutto Adamo vive 930 anni e gli nascono 30 figli e 30 figlie. Nella memoria collettiva Eva è la seduttrice, il simbolo del peccato, la donna dalla mente frivola come dicono i Saggi (Tb, Shabbat 33,2) mentre nel testo apocrifo è descritta come donna mistica e moglie leale alla disperata ricerca di salvare il marito da una malattia che lo porterà alla morte.
9, 1-2, Adamo si ammalò e chiamò ad alta voce e chiese di far venire da lui tutti i suoi figli perché voleva vederli prima di morire. […] 9, 2. Anche Eva piangeva e disse ad Adamo: alzati mio signore e dammi metà del tuo male e lo sopporterò io perché è a causa mia che patisci questo malessere. […] 19,1-3 e andarono Eva e Set fino all’estremità del Giardino e lì piansero e implorarono Dio che mandasse il suo angelo con l’olio della salvezza. Dio inviò Michele, il grande ministro e il messaggero di Dio disse a Set: non toccare con la preghiera l’albero da cui scorre l’olio per ungere tuo padre Adamo, perché non ti verrà dato ora ma solo alla fine dei giorni. […] 31, 3-4, E disse Eva a lui: perché muori tu mentre io rimango in questo mondo? Dimmelo per piacere. E Adamo le rispose: non ti preoccupare, noi due moriremo insieme e nel luogo in cui sarò seppellito io, seppelliranno anche te.
Sarah Kaminski, Università di Torino