Immagini – Salgado
Queste due fotografie, quella dei minatori della Serra Pelada in Brasile, e quella dei pinguini in Antartide sono state scattate da uno dei più grandi fotografi viventi, Sebastiao Salgado.
Per anni Salgado ha documentato nei luoghi più remoti e inaccessibili le condizioni di sfruttamento economico dei lavoratori, producendo la sua opera più famosa: “La mano dell’uomo”. L’opera, realizzato in 26 paesi nell’arco di 8 anni, ci offre un omaggio straordinario della fatica dell’uomo. Il fotografo brasiliano si definisce infatti un “fotografo militante”. Nelle sue fotografie, Salgado riesce a ricondurre l’uomo ad una dimensione epica ovunque si trovi: nelle piantagioni del Ruanda, nelle coltivazioni di canna da zucchero a Cuba, nelle miniera d’oro della Serra Pelada in Brasile fino ad arrivare nei pozzi petroliferi in fiamme del Kuwait.
Per anni Salgado è riuscito attraverso i suoi scatti a restituire dignità a quanti nel mondo vivevano isolati e rappresentavano gli emarginati della società, ricostruendo un’archeologia visiva delle sofferenze e delle fatiche dell’uomo. Le sue fotografie raccontano storie di uomini, donne e bambini con grande potenza espressiva che diventa elegiaca.
Salgado trasforma il lavoro quotidiano in gestualità epica come se fosse cristallizato nel tempo. Così facendo, il fotografo ci fa riflettere sulle condizione dell’uomo nell’epoca moderna e su quali siano le modalità di produzione nell’epoca della ricerca della sostenibilita economica. I lavori di Salgado sono tutti rigorosamente in bianco e nero e hanno una formalità compositiva molto rigorosa che parte sempre dalla scrittura e lettura della luce.
Negli ultimi anni Salgado, dopo aver documentato la tragedia delle guerra civile in Ruanda, non riesce più a documentare le vicende umane e, come è ben raccontato nel docu-flm “Il sale della terra” di Wim Wenders, sposta la sua attenzione ai grandi temi ambientali. Inizia così a fotografare la natura ed il regno animale con la stessa concentrazione e dedizione che aveva dedicato prima agli uomini. Anche in questo progetto si avvale del bianco e nero per documentare la bellezza del pianeta e nella pubblicazione “Genesi” riesce, attraverso paesaggi marini e terrestri spesso ai confini estremi del pianeta, a restituire immagini di straordinaria bellezza e potenza della “grande madre”. Salgado ritrae un pianeta da abbracciare e tutelare, alla ricerca del silenzio originale che ci chiama alla responsabilità assoluta di preservarlo e consegnarlo in eredità alle prossime generazioni. Come suggerisce il grande maestro brasiliano ai suoi allievi “bisogna sempre dare un senso alla bellezza”. Questo senso è l’amore stesso per la vita.
Ruggero Gabbai
(2 dicembre 2018)