Qui Torino – Il libro di Vercelli
“Israele, realtà dinamica”
1948-2018: a settant’anni dalla nascita, tutta la storia dello Stato d’Israele. Origini, protagonisti, conflitti, società. Questo il tema di fondo del nuovo saggio “Israele 70. Nascita di una Nazione” di Claudio Vercelli, docente di storia dell’ebraismo presso l’Università Cattolica di Milano e ricercatore presso l’Istituto di studi storici Salvemini di Torino. Attorno al libro, presentato nell’aula magna della Cavallerizza Reale, si è strutturata negli scorsi giorni una tavola rotonda che ha dato il via al ciclo d’incontri organizzati dall’Università degli Studi di Torino, con il patrocinio di UCEI e Università Roma Tre. Accanto all’autore, il rettore, Gian Maria Ajani, il direttore de La Stampa, Maurizio Molinari e Janiki Cingoli del Cipmo.
Molti gli spunti offerti dal saggio di Vercelli, che ripercorre e analizza in profondità alcuni passaggi cardine della storia d’Israele: dalla genesi del sionismo, alla nascita nel 1948 e agli effetti che scaturirono nel quadro geopolitico del Medioriente. I settant’anni vengono così scomposti in più fasi: 1949-1956, anni caratterizzati dall’immigrazione; 1956-1972: la post-colonizzazione. 1973-1981 segnata dalla guerra dello Yom Kippur. 1982-1994 anni segnati dai conflitti con il Libano, fino agli accordi di Oslo. Ultima fase: 1995-2018, la più lunga e ancora in divenire, che l’autore ha definito “il tempo della trasformazione”, che segna il punto di partenza per provare a domandarsi quale sarà il futuro di Israele.
Ad introdurre l’incontro il rettore Ajani, che si è concentrato su un momento preciso della storia: la guerra del 1967, un passaggio cruciale che ha segnato in modo marcato la strutturazione del discorso politico all’interno dello Stato d’Israele.
Cingoli invece ha posto l’accento su quella che considera la questione di fondo, cioè la polarizzazione tra visione filo-israliana e filo-palestinese. “Manca all’interno del dibattito pubblico una presenza bilanciata e positiva di visioni intermedie” ha commentato Cingoli. “O anche – ha poi aggiunto – di visioni polarizzate, ma che tentino un confronto e uno scambio dialettico che abbia come punto di partenza il riconoscimento dell’esistenza dell’altro punto di vista.
Quale potrebbe essere lo scenario futuro, si è domandato. “Si va verso una soluzione a due stati e mezzo: Israele, Gaza e il mezzo è quello che rimane della Cisgiordania”.
La parola è passato poi al direttore de La Stampa: quattro i punti focali sollevati dal libro e ripresi da Molinari che aiutano a comprendere la storia d’Israele e ad inquadrarla come storia d’Europa.Innanzitutto il legame identitario che lega la matrice sionita al Risorgimento, intesa come scelta singola di apparenza a un progetto politico a partire dal sentirsi appartenenti ad un medesimo popolo. ‘La forza che rende il Sionismo l’ultima delle grandi ideologie del 900 forte e vitale sia il legame con il risorgimento “. Altro elemento: l’organizzazione dei kibbuzzim, che incarnavano l’ideale socialista e di uguaglianza. Terzo elemento: la lotta al terrorismo. Il banco di prova nelle metodologie di attacchi e attentati è sempre stato Israele, per poi ripetersi nel resto dell’Europa. Molinari lo ha definito “il campo di prova su cui sperimentare”. Infine l’analisi si sposa sul parallelismo tra antisionismo e antisemitismo.
A questo è seguito l’invito dello stesso Vercelli a riflettere sulla percezione diffusa dell’antisionismo come fosse la nuova forma di antifascismo. L’autore ha infine posto l’accento sul concetto di delegittimazione, che, lontano dalla mera critica, si fonda sul mancato riconoscimento del diritto di esistere di certo soggetto.
Il libro per Vercelli rappresenta il tentativo di raccontare la storia d’Israele superando “visioni fortemente cristallizzate che non comunicano e non colgono le trasformazioni dei soggetti e degli scenari coinvolti”.
Alice Fubini
(9 dicembre 2018)