Periscopio – I voti all’Onu

lucreziSiamo abituati, da sempre, a sapere che l’Onu ha una profonda, radicata, morbosa avversione per Israele, e stiamo periodicamente a commentare (con un sentimento misto di noia, paura, rabbia, disgusto…) le periodiche risoluzioni di condanna di quel piccolo Paese, che porta, sulle sue gracili spalle, un carico spaventoso di colpe: avere ucciso Gesù, tramare nell’ombra, massacrare gli arabi, manovrare le finanze mondiali, essere di destra, essere di sinistra ecc. ecc. Colpe facilmente sintetizzabili in un sola, che tutte le riassume, e che è certamente vera: esistere, e ostinarsi a farlo.
Ci siamo abituati, così, a convivere con questo pesante fardello, con le radiazioni tossiche emananti da quel lugubre grattacielo di cristallo, sinistro simbolo scintillante della innata refrattarietà dell’uomo ai valori della coscienza. Altro che, come diceva Kant, “cielo stellato sopra di me e legge morale dentro di me”! Diciamo piuttosto “aria velenosa intorno a noi, sangue avvelenato dentro di noi”.
L’Onu, però, com’è noto, non è un soggetto individuale, dal momento che riunisce più di 200 Paesi. E, se andiamo ad analizzare il loro singolo comportamento, l’analisi si fa più complessa, e le conclusioni appaiono ancora più pessimistiche. Particolarmente emblematico l’esito della recente risoluzione, respinta lo scorso 6 dicembre (per mancato raggiungimento del necessario quorum dei due terzi), di condanna delle attività terroristiche di Hamas (quel nido di serpenti che ha appena espresso il proprio rallegramento per l’attacco di Ofra, nel quale sono stati colpiti, tra gli altri, una madre incinta e il bimbo che portava in grembo).
La conta e il ‘peso’ dei voti a favore (87), dei contrari (57) e degli astenuti (33) sollecita, infatti, alcune considerazioni, di varia natura.
a) Tutti i Paesi europei hanno votato a favore della condanna di Hamas, probabilmente per farsi un po’ perdonare le reiterate condanne di Israele. Come dire, Israele è cattivo, ma non è il solo. Comunque, almeno in questo caso, apprezziamo, perché non era affatto scontato. Grazie.
b) Hanno votato a favore, per fortuna, anche tutti quei Pesi europei che stanno conoscendo, in questi anni, una pericolosa deriva xenofoba e, in larga parte, antisemita, come l’Austria, la Polonia e l’Ungheria. Le oscure pulsioni che stanno inquinando le opinioni pubbliche di tali nazioni, evidentemente, non arrivano a sconfinare in un aperto antisionismo. Meno male, speriamo che la simpatia (o la “non antipatia”) verso Israele induca anche a un po’ di maggiore sensibilità in tema di tutela della memoria, dei diritti umani, di contrasto all’intolleranza e al razzismo. Di nuovo, sia pure con cautela, apprezziamo, grazie.
c) Motivo di grande sconforto dà invece l’appartenenza al fronte del “no” dei due giganti Russia e Cina, che pure, a livello bilaterale, mostrano di avere relazioni amichevoli con Israele. Ma come si fa a essere amico di qualcuno e a non biasimare qualcun altro che lo vuole ammazzare, e che lo colpisce vilmente quasi ogni giorno? La politica, si potrebbe obiettare, è l’arte del compromesso e dell’ipocrisia, e i doppi giochi ci sono sempre stati. Questo è vero, solo che queste cose, in genere, si fanno di nascosto. I giapponesi trattavano la pace con gli Stati Uniti quando erano già partiti gli aerei diretti a Pearl Harbour, ma certo non lo avevano detto in giro. Con Israele, invece, non c’è bisogno di finzioni. Io ti sono amico, ma se qualcuno uccide i tuoi bambini che stanno per nascere, mi sta bene anche questo. E stiamo parlando di due delle tre massime potenze politiche, economiche e militari del mondo.
d) Immensa delusione, infine, l’astensione dell’altro gigante, l’India, con cui Israele intrattiene da lungo tempo molti e intensi rapporti commerciali e di relazioni umane. Molte ditte israeliane operano là, molti cittadini hanno il doppio passaporto, è usanza, per moltissimi giovani israeliani, appena finita la leva, trascorrere in quel grande Paese un anno di avventura e vacanza. Ricordiamo la braccia aperte con cui il Presidente Modi ha recentemente accolto, sotto la scala dell’aereo, il premier Netanyahu. Ci piacerebbero meno gesti simbolici, e un po’ più di onestà e coerenza.
e) Quanto ai Paesi “rivoluzionari” (Venezuela, Cuba, Vietnam, Bolivia ecc.), c’è poco da dire. Le rivoluzioni non amano gli ebrei, lo sappiamo.
f) E quanto ai Paesi arabi, idem. Anche per gli unici due che hanno regolari rapporti diplomatici, l’Egitto e la Giordania. Rapporti “freddi”, si dice. Io direi caldi, come era caldo il sangue delle vittime di Ofra. Chi voglia chiedersi se e quando ci sarà la pace in Medio Oriente, vada a rileggere quella lista dei “no”, e troverà la risposta. E se qualche folle osasse pensare che una responsabilità sia anche dell’attuale governo di destra israeliano, vada a verificare come era, quella lista, al tempo dei tanti governi di sinistra che lo hanno preceduto.

Francesco Lucrezi, storico