Immagini – Paul Strand

gabbaiQuesto ritratto di una famiglia emiliana nell’immediato dopoguerra rappresenta la sintesi della fotografia di Paul Strand, fotografo americano di origine Boema, considerato uno dei padri fondatori della fotografia intesa come espressione artistica e precursore dell’evoluzione espressiva dell’arte fotografica del Novecento. L’artista americano è stato sempre coinvolto nella vita sociale e politica del suo tempo; la sua fotografia è colta e forte. Strand fu uno sperimentatore con una grande capacità di analisi: capace di interiorizzare un concetto e restituircelo in immagine fotografica del reale.
Schermata 2018-12-16 alle 12.15.18Questa fotografia fa parte della raccolta di fotografie racchiuse nel libro “Un paese”, pubblicato nel 1955, che Paul Strand realizzò insieme allo scrittore Cesare Zavattini. L’opera comprende più di 80 foto in bianco e nero accompagnate da testi e commenti dell’autore emiliano e ritrae con forza e realismo Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, paese natale di Zavattini. L’immediatezza, la semplicità e la naturalezza delle immagini scattate, espressioni della realtà post bellica del momento, caratterizzano la Straight Photography – della quale Strand divenne uno dei principali esponenti – vale a dire la fotografia diretta, quella che ambisce a mostrare il lato autentico della realtà senza manipolazioni tecniche o di post-produzione. Nei suoi ritratti c’è la forza dell’uomo nel suo ambiente originale e nella sua realtà essenziale.
Nata negli stati Uniti, la Straight Photography si caratterizzava per la qualità formale delle fotografie nelle quali il fattore tecnico-meccanico, che per anni era stato proprio quello che l’aveva distanziata dal mondo dell’arte, ritornava nella sua capacità originale con un espressione artistica che si distanziava da ogni influenza della corrente del pittorialismo. Non è un caso che nella rivista fondata da Alfred Stieglitz, Camera Work, si afferma che qualunque cosa in grado di alterare la fotografia rende meno puro lo scatto e, quindi, meno vera e reale l’immagine. In termini tecnici questo comporta un netto distacco dall’utilizzo di filtri o particolari procedimenti di sviluppo e stampa potenzialmente in grado di compromettere l’essenzialità ed il realismo del soggetto fotografato.
La foto di questa famiglia emiliana ben rappresenta questa idea di fotografia, che nel dopoguerra ebbe una grande influenza nel mondo del cinema e della letteratura. Ed infatti Zavattini, sceneggiatore di film come “Sciuscià” “Ladri di biciclette”, “Miracolo a Milano”, e “Umberto D”, si appassionò al lavoro che il fotografo ebreo americano realizzò nella sua terra natale. Ancora oggi “Un Paese” è considerata una delle opere fotografiche di maggior successo, proposta nei musei di arte contemporanea più importanti del mondo e rappresenta il primo libro di storia della fotografia italiana pubblicato.
Come disse Paul Strand: “la fotografia è il registro della tua vita, per tutti quelli che sono interessati ad andare a vederla” ed oggi, a distanza di 70 anni, le fotografie del paesino emiliano ci regalano un’Italia scomparsa, irriconoscibile nella forma e nel contenuto. Un’Italia uscita dal fascismo che ricostruiva lentamente la propria identità politica e sociale e che oggi, riguardando le foto di Paul Strand e leggendo le didascalie di Cesare Zavattini, potrebbe forse recuperare la preziosa memoria di un Paese che è stato e continua ad essere fonte di ispirazione per artisti di tutto il mondo.

Ruggero Gabbai