La giornata di studi in suo onore
“Crescenzo Del Monte, iodìo romano”
“Io sò iodìo romano”. Esperti e studiosi a confronto sulla figura di Crescenzo Del Monte, poeta e sonettista ritenuto il massimo autore in dialetto giudaico-romanesco. Un patrimonio testuale, a 150 anni dalla sua nascita, che sarà valorizzato nel corso di una giornata di studio in programma giovedì 20 dicembre alle 15.30 presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea a Roma.
Progettata e organizzata da il Cubo, casa editrice che vede la sua attività prevalente nel campo del dialetto romanesco e fra i suoi collaboratori annovera i maggiori esperti della linguistica e della dialettologia in Italia, l’iniziativa ha il patrocinio di Centro Studi Giuseppe Gioacchino Belli, UCEI e Museo ebraico della Capitale.
Coordinati da Rosanna De Longis, interverranno Micaela Procaccia con una relazione su “Epoca di libertà. Crescenzo Del Monte e gli ebrei romani dopo il 1870″; Marcello Teodonio (“E intànt’io, grazziaddio, stàe sempre ’n piede. La poesia di Crescenzo Del Monte nel quadro della poesia in dialetto tra Ottocento e Novecento”), Luca Lorenzetti (“Lingue, pseudolingue. Crescenzo Del Monte e il giudeoromanesco”); Sara Natale (“Due poeti dialettali ebrei: il romano Crescenzo Del Monte e il mantovano Annibale Gallico”); Ariel Viterbo “Carte dimenticate: l’Archivio Crescenzo Del Monte alla Biblioteca Nazionale d’Israele”); Davide Spagnoletto (“Ricordi familiari e manoscritti di Crescenzo Del Monte nella collezione del Museo Ebraico di Roma”).
“Al centro della mia relazione – spiega Procaccia, autrice assieme a Teodonio del volume Sonetti giudaico-romaneschi. Sonetti romaneschi. Prose e versioni, pubblicato nel 2007 da Giuntina – metterò un passaggio critico nella storia della Comunità ebraica romana: l’emancipazione raggiunta dopo il 1870. Un fondamentale passaggio verso la libertà e i diritti, ma anche la crisi delle strutture e dei vecchi punti di riferimento. Un momento quindi delicatissimo, in cui si inserisce l’attività di Del Monte. Quello che infatti potrebbe apparire in modo superficiale come un hobby fu in realtà molto di più: il suo personale contributo per salvare una identità”. Viterbo metterà invece l’accento su alcune carte un po’ dimenticate. “Nella Biblioteca Nazionale dʼIsraele a Gerusalemme – racconta lo studioso – è conservato lʼArchivio Crescenzo Del Monte, fondo archivistico che si aggiunge al materiale del poeta conservato a Roma, nel Museo ebraico e nellʼarchivio dellla Comunità. Il fondo comprende: documenti personali, corrispondenza, manoscritti, fotografie, materiale stampato (comprendente ritagli di giornale, giornali, volantini, estratti); documenti familiari, soprattutto di tipo legale e commerciale; documenti sulla storia degli ebrei di Roma. Infine nel fondo è compreso il materiale raccolto da Carlo Del Monte dopo la morte del padre”. Il fondo riflette dunque non solo lʼattività letteraria del suo creatore, sottolinea Viterbo, “ma anche il suo interesse di conservatore della memoria familiare e di ricercatore della storia degli ebrei della Capitale”.
Tra le tante peculiarità del giudeo-romanesco, spiega Lorenzetto, ce n’è una di carattere generale che può essere interessante ricordare. E cioè la natura stessa della sua documentazione. “Con l’ovvia eccezione che motiva l’incontro in programma a Roma – riflette – l’intera documentazione giudeo-romanesca dal Seicento in poi è non solo, ovviamente, documentazione riflessa, ma soprattutto è documentazione prodotta da parlanti/scriventi non nativi. Letteratura dialettale riflessa, dunque, epperò riflessa da uno specchio deformante: la comunicazione intende esaminare se e quanto la deformazione abbia influito sulla qualità della documentazione linguistica dello ‘pseudo-giudeo-romanesco’, e per contro quanto più affidabile sia la testimonianza linguistica e storica di Del Monte, parlante nativo del dialetto che scriveva”.
Stimolante anche il confronto proposto da Natale. “Il medico ebreo mantovano Annibale Gallico (1876-1935) è stato, come il contemporaneo Crescenzo Del Monte (1868-1935), un poeta dialettale, e come Del Monte – ha spiegato – ha usato la lingua ‘speciale’ degli ebrei della sua comunità. Il contatto tra i due è stato, a quanto sembra, molto esile e ha avuto per tramite lo studioso Raffaele Giacomelli. A fronte di significative convergenze lessicali e tematiche, i due poeti usarono comunque “registri e metri molto diversi”.
(16 dicembre 2018)