La Dante Alighieri e il 1938,
revocate le espulsioni dei soci
“Ciò che vorremmo davvero revocare oggi è il termine razza”.
Così Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri, al termine del Consiglio Centrale che ha approvato oggi con voto unanime l’atto di revoca delle circolari che, aderendo alle leggi antiebraiche del fascismo, esclusero tutti i soci ebrei dalla vita dell’istituzione.
“Si tratta ovviamente – ha proseguito Riccardi – solo di un atto di alto valore simbolico che pur tenendo in conto quanto già sancito dai principi della carta costituzionale vuol tenere viva tra gli italiani la memoria di uno dei passaggi più indecorosi della nostra storia nazionale”. A ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziste una nuova occasione per riflettere sull’anniversario e sull’effetto di quei provvedimenti anche nel mondo delle istituzioni culturali italiane.
“Con un’insolita solerzia, difatti, il 6 settembre, aderendo a quelle disposizioni, l’allora Presidente della Dante – ha sottolineato Riccardi – l’avvocato perugino Felice Felicioni, uomo di Farinacci, trasmise ai Presidenti dei Comitati italiani della Dante una circolare che li invitava a comunicare alla Sede Centrale i nominativi dei loro soci di origine ebraica. L’esito della circolare, che venne diffusa senza protocollo, fu l’espulsione di un numero imprecisato ma cospicuo di associati e collaboratori ebrei della Società Dante Alighieri tra cui Guido Belforte, Presidente del Comitato di Livorno e Ida Norlenghi Montefiore, che non poté conservare la carica di Presidente della sezione femminile del Comitato di Mantova, mentre la sua segretaria, Dora Montani, avrebbe coraggiosamente rifiutato di sostituirla fino dimettersi anche come socia pur di non sottostare al vile ricatto”.
L’odierno simbolico atto di revoca si accompagna al conferimento delle tessere di soci perpetui della Società Dante Alighieri rispettivamente a Guido, Giorgio ed Ettore Guastalla, discendenti di Guido Belforte.
“È un atto di estremo coraggio – ha affermato il Segretario Generale Alessandro Masi – che dovrebbe essere portato avanti da tutte le istituzioni culturali italiane per tenere viva la memoria di quegli anni, per discuterne e approfondirne cause e conseguenze, perché fatti così terribili non si ripetano mai più”.
(Nella foto d’archivio del 29 ottobre 2018, l’apposizione della targa a Palazzo Firenze in ricordo dei soci ebrei espulsi nel 1938)
(17 dicembre 2018)