Oltremare – Divano
Ci sono giorni in cui si ha l’impressione di vivere un paese quasi normale. Festa ebraica finita e feste cristiane non ancora iniziate, tempo meteorologico tendente al freddo e piovoso, nessuna crisi di governo in agguato e in piazza manifestazioni contro il caro vita, cui nessuno crede veramente. Alle manifestazioni, non al caro vita. A quello crediamo tutti senza fare nessuna fatica. Ma finché saremo una economia di isola non è possibile che il costo della vita scenda a livelli tollerabili. E così capita di fare cose normali come andare a comperare un divano letto che mancava in casa, e di attenderne la consegna. E quando il camion arriva scendono due signori gentili, uno magro come un chiodo e anzianotto ma molto in forma, e un altro rotondetto e scuro, molto più giovane, che chiede: “Dove lo portiamo?” Non ho il tempo di rispondere che il primo con l’aria fra il divertito e lo spiccio dice “Ma nel rifugio, no?” e mi guarda per conferma. Eh sì, dico io, per di là, prego. E poi quando hanno finito di montare rapidamente il divano e li saluto rimango lì a pensare a quel punto esatto di ovvio: e dove altro vuoi metterlo un divano letto, pochi giorni dopo che abbiamo cominciato a far saltare i tunnel di Hezbollah? Certo dal suo punto di vista lui voleva solo fare in fretta: chissà quanti altri divani letto doveva consegnare, tutti destinati ad ammorbidire il tempo di attesa nel rifugio in caso di attacco. Ma insomma, dopo 70 anni di guerre sarebbe anche bello un giorno poter smettere di scendere nei rifugi e cominciare a vivere davvero come un paese normale.
Daniela Fubini
(17 dicembre 2018)