Vercelli, i 140 anni del Nuovo Tempio
“L’opera che noi abbiamo con tanto buon successo condotto a compimento, la costruzione cioè del nuovo Tempio, fu luminosa prova della stretta colleganza che esiste tra Religione e Libertà”.
Sono parole pronunciate nel 1878 da Ezechia Norzi, segretario della Comunità ebraica di Vercelli – che si chiamava allora Università Israelitica. Ieri, a 140 anni dall’edificazione della sinagoga destinata ad accogliere una comunità di alcune centinaia di persone, alla presenza di numerosi rappresentanti delle istituzioni civili, religiose e militari, alcune decine di persone si sono raccolte a festeggiare l’anniversario dell’edificazione di quello che era stato pensato come simbolo della consapevolezza di coloro che in quegli anni furono “orgogliosi di appartenere finalmente alla gloriosa storia italiana”.
Dopo i saluti dell’infaticabile presidente della Comunità, Rossella Bottini Treves, cui si deve il recupero dell’edificio, e di tante sue preziose decorazioni e la rinascita di una comunità che pur piccola nei numeri è capace di esprimere una vitalità notevole, è stato rav Elia Richetti – il rabbino di riferimento della Comunità – ad aprire la cerimonia suonando un antico shofar proveniente dalla comunità di Biella, ora sezione di Vercelli, appena prelevato da una delle vetrine del museo collocato nel matroneo. Alternati ai discorsi di rappresentanti istituzionali, dell’assessore comunale alla Cultura Daniela Mortara, del prefetto Michele Tortora, della presidente UCEI Noemi Di Segni – che ha voluto ricordare l’importanza delle piccole comunità per l’ebraismo italiano – di Dario Disegni in rappresentanza della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia oltre che della Comunità di Torino, dello stesso rav Richetti e di rav Alberto Somekh, molti sono stati i canti della tradizione. Da Alessandria a Vercelli, da Trieste a Gorizia, le voci e le tradizioni dell’ebraismo piemontese hanno contribuito a raccontare alle decine di persone giunte anche da lontano cosa è stato e cosa è l’ebraismo vivo, quello che continua ad abitare decine di piccoli centri italiani dopo aver contribuito fattivamente per secoli al loro sviluppo. Le voci dei rabbanim, insieme a quella dell’architetto Baruch Lampronti, hanno riportato all’attenzione dei presenti la ricchezza e la molteplicità delle tradizioni, e sono state simbolo di quella stessa volontà ferrea che ha riportato la grande sinagoga di Vercelli al suo antico splendore. A cento e quaranta anni dalla sua fondazione.
(17 dicembre 2018)