Il dossier di Pagine Ebraiche
Kabbalah, luce universale
“It’s too late to be grateful / It’s to late to be late again / It’s too late to be hateful / The European canon is near”.
C’è anche David Bowie tra i protagonisti del dossier Kabbalah, curato da Adam Smulevich, che su Pagine Ebraiche di dicembre mette al centro la mistica ebraica che da secoli alimenta suggestioni e sprona alla conoscenza delle radici non solo dell’ebraismo, ma dell’intero universo.
Nella sua essenza più autentica, sempre comunque positivamente contaminata dalle diverse correnti di studio e dal dinamismo della Diaspora nei secoli passati – con l’Italia che fu per lungo tempo protagonista con Maestri che hanno lasciato il segno e che tornano alla ribalta grazie ad alcune iniziative mirate che puntano ad avvicinare il grande pubblico a questa disciplina.
Ma anche nella sua variante “hollywoodiana”, decisamente più commerciale e di largo consumo, spesso distante da un corretto approccio a queste tematiche ma che resta comunque un fatto di cui tener conto e da comprendere.
Lo racconta la mostra allestita al Museo ebraico di Vienna e che in un secondo momento arriverà anche ad Amsterdam, frutto della collaborazione tra due realtà all’avanguardia sul piano della divulgazione culturale. Un consorzio che, oltre al valore della mostra in sè, si offre come modello di collaborazione per tutta l’Europa ebraica che muove le leve della cultura e per chi ha cuore storia e valori di questa minoranza.
“Da quando Madonna, David e Victoria Beckham, Demi Moore e Naomi Campbell hanno scoperto la Kabbalah come un surrogato religioso – commenta la direttrice del Museo ebraico di Vienna Danielle Spera nelle pagine che seguono – il misticismo ebraico, che era frequentato in passato solo da pochi iniziati, è divenuto un trend delle mode culturali. Il braccialetto rosso è un segno comune sulla scena hip e fashion, nonostante il fatto che solo pochissime persone hanno mai accostato sul serio il fenomeno della Kabbalah o abbiano una vaga idea di cosa si tratti”.
Il visitatore, viene spiegato nel dossier, cammina quindi su uno stretto sentiero. Da un lato l’autenticità dell’apporto ebraico e dall’altro i frutti, talvolta distorti, della sua spettacolarizzazione.
Una constatazione che apre a una miriade di spunti, che in questo dossier cerchiamo di evidenziare e approfondire anche grazie al contributo di chi, a questa disciplina, si è approcciato con rigore e passione. Come Yarona Pinhas, prolifica autrice di testi, particolarmente apprezzati in Italia dove tiene numerose conferenze (l’ultima, poche settimane fa, a Jewish and the City a Milano). Una delle poche donne al vertice degli studi cabbalistici. Il suo, ci spiega, è un invito alla lettura declinato al femminile. “Come ci racconta il testo biblico – sottolinea Pinhas nell’intervista che chiude il dossier – la donna è stata creata da una componente nascosta del nostro corpo: una costola. Nascosta, eppure essenziale. L’analogia con la Kabbalah è evidente. Una luce da svelare con a monte la volontà di andare davvero nella profondità delle cose e dei fatti”. Invito alla complessità, alla comprensione della radice, cui non si sottrae naturalmente Moshe Idel, la voce più autorevole al mondo su questa disciplina. “Uno studio serio della Kabbalah – ha raccontato a Pagine Ebraiche il successore di Gershom Scholem, di cui ha criticato senza nascondersi parte dell’impostazione – può arricchire la comprensione del quadro complesso di una cultura, come si è sviluppata in Europa, nonché facilitare una migliore conoscenza della capacità creativa di una minoranza, che potrebbe arricchire la cultura della maggioranza”.
Un contributo dal valore inestimabile nell’Europa di oggi, sempre più smarrita e disorientata rispetto alle proprie radici, al patrimonio culturale che ha ereditato dalle generazioni che l’hanno preceduta e ai valori fondamentali che è chiamata a difendere. Ecco perché la Kabbalah è luce. Ed è una luce che può brillare per tutti.
(18 dicembre 2018)