Memoriale della Shoah di Milano
L’Arma contro l’indifferenza

“L’indifferenza è la cosa più comoda: voltare la faccia dall’altra parte e dire che se una cosa riguarda gli altri e io non me ne occupo, non sarà stata colpa mia. Gli indifferenti sono sempre la maggioranza. Ma le nuove generazioni devono capire che c’è qualcosa che va difeso, ed è il contrario dell’indifferenza, cioè la coscienza di ognuno”. Davanti al Muro dell’indifferenza, la senatrice a vita Liliana Segre spiega a oltre cento carabinieri, in rigoroso silenzio, perché ha voluto che il Memoriale della Shoah di Milano accogliesse i visitatori con questa parola. “Tante cose nel mondo e nella vita succedono più per colpa dell’indifferenza che della violenza stessa”, le parole di Segre, che ha poi ringraziato il comandante provinciale dell’Arma di Milano, Luca De Marchis, per la visita. “È la prima volta che accogliamo qui una delegazione dell’Arma e siamo orgogliosi di questa presenza. Questo luogo è un luogo di Memoria ma anche di educazione, soprattutto per i giovani”, ha ricordato Roberto Jarach, presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah. “Lasciate libera la mente e approfittate di questo momento”, il consiglio ai 130 uomini e donne dell’Arma da parte del comandante De Marchis. Introducendo la Testimonianza di Liliana Segre, De Marchis ha inoltre ricordato la deportazione di duemila carabinieri il 7 ottobre 1943 nei campi di concentramento nazisti e i quattro uomini dell’Arma nominati Giusti tra le Nazioni dallo Yad Vashem: Giacomo Avenia, Carlo Ravera, Osman Carugno ed Enrico Sibona. Uomini che fecero “una scelta eroica contro l’indifferenza”, ha sottolineato Liliana Segre, ricordando il coraggio di chi si oppose nel silenzio della maggioranza. “Quando con i camion ci portarono alla stazione non ci fu un giovane a mettersi davanti ai carrarmati, come accadde in piazza Tienanmen”, il doloroso ricordo di Segre di come la sua città Milano, non reagì, non disse nulla mentre lei, suo padre, e altre centinaia di persone, venivano deportati dal Binario 21 della Stazione Centrale – dove oggi sorge il Memoriale – verso la morte. Ma il messaggio della senatrice oggi rimane, nonostante tutto, un messaggio di vita: “Io che ho conosciuto l’odio, ho sempre parlato d’amore, ho raccontato la tragedia senza mai parlare di morte fino in fondo, invitando i miei nipoti ideali, come siete voi, a scegliere sempre la vita”. Nel silenzio del Memoriale, scandito dal rumore cupo dei treni che a cadenza regolare vi corrono sopra – “è un suono che mi ricorda come anche allora la vita sopra scorresse normalmente, mentre sotto famiglie intere aspettavano l’ordine di deportazione”, le parole di Segre – , i carabinieri, guidati da Susy Barki Matalon dell’Associazione Figli della Shoah, hanno ripercorso la storia della tragedia e ricordato le vittime ascoltando le note del Silenzio, suonato da un collega, davanti al Muro dei nomi dei deportati. Un momento di memoria e cordoglio in cui è stato ricordato il maresciallo Enrico Sibona, il comandante della stazione di Maccagno in provincia di Varese, che scelse di seguire gli ordini del regime e aiutare alcuni ebrei a salvarsi, tra cui Guido Lopez e Bianca Lopez Nunes. Tradito da un delatore, fu arrestato e deportato nei Lager nazisti, da cui tornò vivo. “Dopo aver visto ciò che succedeva in Germania, ringrazio Dio che non siete stati arrestati. Sono ritornato ridotto male, ma voi non sareste mai ritornati”, le parole di Sibona a Bianca alla fine della guerra. Un esempio di cosa significa lottare contro l’indifferenza.

Daniel Reichel