Mostre – Avanguardia, scuola e vita
Nel 1918 Marc Chagall veniva nominato Commissario di Belle Arti di Vitebsk, dove aveva visto la luce come Moishe Segal, anche se il suo nome russo era Mark Zacharovič Šagal. Vitebsk, ora in Bielorussia, era allora un grande Shtetl, posizionato sulla “Linea di demarcazione per l’insediamento ebraico”, ossia al limitare di quella zona della Russia occidentale in cui era permesso l’insediamento permanente degli ebrei, e all’inizio del Novecento circa metà della popolazione era composta da ebrei ortodossi. Poco tempo dopo vi venne aperta la Scuola d’arte popolare, a segnare inizi di un periodo che avrebbe fatto del luogo un centro febbrile di attività artistica. A cento anni di distanza una grande mostra presentata qualche mese fa a Parigi al Centre Pompidou e ora visitabile al Jewish Museum di New York fino a inizio gennaio celebra il lavoro di tre figure iconiche: Chagall, Lissitzky e Malevich. Ma racconta anche il lavoro di insegnanti e studenti della scuola, artisti del calibro di Vera Ermolaeva, Nicolaï Souietine, Ilia Tchachnik o Lazar Khidekel e David Yakerson. La mostra è intitolata a El Lissitzky e Kasimir Malevich, il fondatore del suprematismo, invitati entrambi da Chagall a insegnare a Vitebsk, e tra i maggiori rappresentanti delle avanguardie russe. Più di duecentocinquanta opere e documenti mettono in luce per la prima volta anni in cui, lontano dalle grandi città russe, la storia dell’arte viene scritta a Vitebsk. Una storia appassionante e suggestiva, che riannoda i fili di una avventura formativa, la trasformazione della Scuola d’arte popolare in un centro propulsivo per le Avanguardie dell’epoca. Lissitzky e Malevič, invitati da Chagall a insegnarvi, contribuirono a vivacizzare ancor di più un clima di fermento creativo che si sarebbe protratto per altri quattro anni, fino alla conclusione di quella esperienza all’indomani dei nuovi stravolgimenti politici, forieri di restrizioni e limiti rigorosi. Si tratta di una storia in realtà poco conosciuta, che inizia con Chagall: testimone della Rivoluzione bolscevica si vede riconoscere finalmente lo status – a lui, artista ebreo – di cittadino russo a pieno titolo. In uno stato di sovra-eccitazione creativa, lavora ad alcuni dei suoi capolavori monumentali, in un inno alla felicità. Felicità sua e della moglie, Bella, che nelle grandi tavole si librano verso le nuvole, mano nella mano, liberi come l’aria. È una fase di grande euforia eppure proprio in quel periodo Chagall si sente in dovere di aiutare i giovani di Vitebsk sostenendo in particolare coloro che desideravano una educazione artistica ma erano, come lui, di modesta estrazione sociale ed economica e di origine ebraica. Il progetto di creare una scuola d’arte rivoluzionaria aperta a tutti, senza limiti di età, e gratuita, e un museo. Un progetto che incarna perfettamente i valori bolscevichi, e che viene approvato nell’agosto 1918 da Anatoly Lunatcharsky, capo del Commissariato popolare per l’istruzione pubblica. Un mese dopo, arriva la nomina di Chagall a Curatore delle belle arti con la prima missione di organizzare le festività del primo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Chagall invita tutti i pittori di Vitebsk a realizzare pannelli e bandiere. Dopo le celebrazioni, il commissario mette tutte le sue energie nello sviluppo della scuola, che vuole aprire a tutti gli stili e con un alto livello di istruzione: invita artisti famosi e il 28 gennaio 1919 si arriva all’inaugurazione ufficiale della scuola. Arrivano insegnanti come Vera Ermolaeva, futura direttrice, e in particolare com El Lissitzky, che supporta anche i laboratori di stampa, grafica e architettura e insiste con Chagall per invitare il leader dei movimenti astratti: Kasimir Malevich. Poco dopo il suo arrivo, nel novembre 1919, già galvanizza gli studenti che in breve tempo, insieme a insegnanti innovativi, formano un gruppo chiamato Unovis. Il collettivo progetta manifesti, riviste, striscioni, cartelli, e organizza feste e opere sceniche. Decorano tram, ornano facciate, costruiscono stand per oratori. Piazze, cerchi e rettangoli colorati invadono le mura e le strade della città. L’astrazione suprematista diventa il nuovo paradigma estetico non solo a scuola, a Vitebsk, ma nel mondo. La formazione da architetto di Lissitzky che gioca un ruolo chiave, la sua straordinaria serie Proun è “il legame tra le stazioni di verniciatura e architettura”. Malevich, nel frattempo, si dedica alla stesura dei suoi principali scritti teorici e all’insegnamento, e seduce sempre più studenti, fino ad isolare Chagall, che nel giugno 1920 si trasferisce a Mosca. Dopo la partenza di Chagall, Malevič e il collettivo Unovis lavorano a “costruire un mondo nuovo” fino a quando con la fine della guerra civile cambia il clima politico: le autorità sovietiche contrastano le correnti che non servono direttamente gli interessi del partito bolscevico. Durante l’estate 1922 Malevich si trasferisce a Pietrogrado con molti dei suoi studenti per proseguire le sue riflessioni e sviluppa modelli di architettura utopica, gli “Architectons”. La scuola popolare di Chagall è diventata un laboratorio rivoluzionario per ripensare il mondo.
Ada Treves, Pagine Ebraiche, dicembre 2018