Shir shishi – Beati coloro che seminano
Bibbia e modernità, Talmud e canto alla natura, poesia in rima e poesia libera, dualità già vissuta nella letteratura di Sholem Alechem, Israel Singer e S. Anskji che nelle poesie di Abraham Sonne rappresenta “un binomio tutt’altro che casuale… in un momento denso di cambiamenti culturali e politici per l’ebraismo europeo”. Così Anna Linda Callow e Cosimo Nicolini Coen scrivono di Avraham Sonne Ben Yitzhak, nato in Galizia Austria, nel 1883 e morto in Israele nel 1950. Amato e ammirato da intellettuali e poeti del suo tempo in Israele e in Europa per le sue poche – non più di undici – liriche, fu portato in palmo di mano perfino dal poeta nazionale israeliano Hayim Nachman Bialik. Sonne, amico di Elias Canetti, è considerato con David Vogel il più grande rivoluzionario della poesia ebraica moderna, commentatore della natura senza un filo di eccesso o linguaggi aulici.
Per quali ragioni, chiedono i traduttori e curatori del libro Poesie di A. B. Yitzhak, pur essendo l’autore in termini meramente quantitativi così modesto, è stato giudicato così importante dal maggior poeta di lingua ebraica del Novecento? La ragione, forse, è da rintracciarsi proprio nelle parole di un’altra grande poetessa, Lea Goldberg, che scrisse: La letteratura non lo interessava, lo interessava la poesia, come fondamento della realtà, come fondamento del mondo.”
BEATI COLORO CHE SEMINANO E NON MIETONO
Beati coloro che seminano e non mietono poiché vagheranno più lontano.
Beati i generosi la cui splendida giovinezza
aumentò la luce dei giorni e la loro prodigalità
e si spogliarono dei propri ornamenti – sui crocevia.
Beati i fieri la cui fierezza oltrepassò i confini della loro anima
e diventò come l’umiltà del biancore dopo il levarsi dell’arcobaleno in mezzo alle nuvole.
Beati quelli che sanno che il loro cuore griderà dal deserto
e sulle loro labbra fiorirà il silenzio.
Beati loro perché saranno raccolti nel cuore del mondo
coperti dal manto dell’oblio
e la parte loro riservata sarà il tamid senza parole.
*Il tamid – termine che definisce il sacrificio quotidiano al Tempio di Gerusalemme (NdT)
(Avraham Ben Yitzhak, Poesie, con un saggio di Lea Goldberg, traduzione e cura di Anna Linda Callow e Cosimo Nicolini Coen, Portatori d’acqua, Pesaro, 2018)
Sarah Kaminski, Università di Torino