Kabbalah, una scintilla della mistica

Ci è arrivata un po’ per caso, nel quadro di alcuni approfondimenti sulla storia dell’arte ebraica che – ai tempi dell’università a Gerusalemme – la portarono a contatto con suggestioni e codici nuovi. Da allora non ha potuto più allontanarsene. Per se stessa, come soddisfazione di un bisogno interiore urgente. E per il pubblico sempre più vasto di lettori che attingono dai suoi scritti per entrare in contatto con le vibrazioni dell’anima ebraica più profonda e autentica. La radice di ogni cosa. Una radice declinata molto spesso al femminile.
Da La saggezza velata a Scintille dell’anima. Da Onda sigillata a Le lettere del cielo. Yarona Pinhas, nata ad Asmara in Eritrea ma israeliana d’adozione, è tra le studiose di Kabbalah più prolifiche in circolazione. I suoi saggi, pubblicati dalla casa editrice La Giuntina, circolano prevalentemente in Italia. Il paese che l’ha accolta per diversi periodi di studio e insegnamento. Il paese che molto spesso ancora oggi la ospita per incontri, conferenze, festival.
Yarona sale sul palco e inizia a parlare, con una capacità quasi ipnotica di attirare attenzione sui sentieri che traccia nei suoi interventi. Dal Festival della Scienza di Genova a Jewish and the City a Milano: numerosi gli appuntamenti in cui è stata protagonista in quest’ultimo scorcio di 2018.

Come nasce questa scintilla?
Nasco e sono storica dell’arte. Visitando alcune sinagoghe con l’incarico di documentare gli arredi religiosi presenti, ormai diversi anni fa mi sono imbattuta in alcune scritte. Nomi strani, pergamene, cose che non conoscevo. Mi è stato allora consigliato, per fugare ogni dubbio, di rivolgermi al dipartimento di studio della Kabbalah dell’ateneo. Là avrebbero potuto aiutarmi. In effetti fu così. Si svolgeva in quei giorni un seminario sulla shekinà. Entrai, mi misi ad ascoltare, restai come fulminata da quel che sentivo. Pur provenendo da una famiglia osservante, capii che c’erano tante questioni con cui non mi ero mai confrontata. Mi si schiuse un mondo che non cessa di stimolarmi e affascinarmi.

Qual è la peculiarità della Kabbalah?
Ci riporta al principio, alla radice di ogni cosa. La ragione prima di ogni elemento è nella vibrazione. E siamo noi, questo ci insegna la Kabbalah, a creare il mondo attraverso la parola. È la combinazione tra lettere a dar vita al paradiso oppure all’inferno in cui viviamo. Questo provo a fare nei miei libri e nelle mie conferenze: entrare nell’animo delle persone. Far capire a chi mi ascolta o legge che esiste una anatomia dell’anima esattamente come ne esiste una del corpo. Se noi capiamo come funziona, possiamo essere persone migliori e far del bene a noi e agli altri. Portare luce.

È un discorso che vale solo per un pubblico ebraico?
No, è un discorso che vale per tutti. In chi è ebreo naturalmente costituisce un mezzo per rafforzare la propria identità, per comprendere a fondo le proprie origini e il proprio ruolo nel mondo. Ma ha ugualmente significato per chi non lo è. La Kabbalah accresce infatti la conoscenza, apre qualcosa nel cervello di ciascun lettore che vi si dedichi con passione e pazienza. Ci fa davvero capire come le storie bibliche abbiano un valore universale.

Pensi che sia un patrimonio sufficientemente compreso?
Direi proprio di no. Gli stessi ebrei, talvolta, non si rendono conto del tesoro di stimoli e insegnamenti su cui sono seduti. Un punto per me fondamentale che vorrei fosse colto è che la Kabbalah offre possibilità uniche di accrescere consapevolezza. Con questa chiave di lettura la propria identità assume infatti una luce diversa. Dalla lettura delle parashot in sinagoga durante lo Shabbat al significato delle regole della Casherut: tutto è più chiaro.

Talvolta si ha la sensazione che, accanto a chi si dedica a questa materia in modo scientifico, ci sia chi si muove su un piano di suggestione piuttosto fuorviante. Una Kabbalah “glamour”, alla moda. È così?
Purtroppo è un fenomeno che esiste. Si tratta di rituali che definirei “magici”, che nulla hanno a che fare con la vera essenza della Kabbalah. Anzi, dirò di più, per me si tratta di pura idolatria. È un qualcosa da cui mi tengo alla larga.

Lei ha scritto che la Kabbalah è donna. Perché?
Come ci racconta il testo biblico, la donna è stata creata da una componente nascosta del nostro corpo: una costola. Nascosta, eppure essenziale. L’analogia con la Kabbalah è evidente. Una luce da svelare con a monte la volontà di andare davvero nella profondità delle cose e dei fatti.