“Circoncisione, regole ebraiche esempio per tutelare i neonati”
La circoncisione rituale non è un atto medico perché non ha alcun fine terapeutico bensì è un atto di natura esclusivamente religiosa. Atto religioso che comunque deve seguire le regole mediche per la salvaguardia della salute del bambino. Il problema che affrontiamo non è esclusivamente medico scientifico ma etico, legale, religioso e culturale. Negli ultimi anni vi è la crescente tendenza a considerare tale pratica esclusivamente alla luce del suo possibile attentato alla integrità fisica dei bambini senza soffermarsi sui profili inerenti al diritto di libertà religiosa e sull’eventuale valore inclusivo di un suo riconoscimento ai fini di una cittadinanza universale. Circoncidere i nostri figli è uno dei simboli più significativi del nostro essere ebrei e tutelarlo è un atto a difesa della nostra libertà religiosa. La circoncisione va comunque eseguita secondo le più appropriate norme igienico sanitarie al fine di ridurre al minimo eventuali complicanze.
Fin dall’antichità nell’ebraismo è stata individuata una persona incaricata per svolgere tale atto che deve seguire precise regole sia religiose che sanitarie tanto che la circoncisione può essere differita se esistono dei segni o sintomi tali da sconsigliarne la esecuzione.
In Inghilterra fin dal 1749 esiste una società che riunisce i “Mohalim” circoncisori che godono anche di una assicurazione.
Eseguendo la milah all’ottavo giorno il consenso dell’avente diritto verrà esercitato congiuntamente dai genitori. Come anche sottolinea la Convenzione di Oviedo il parere del minore è preso in considerazione della sua età e del suo grado di maturità.
La risoluzione 2076 del 2015 dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa apre uno spiraglio alla risoluzione del problema limitando l’esecuzione della circoncisione da parte di persona formata e dotata delle abilità necessarie in opportune condizioni mediche e sanitarie ed inserendo la pratica circoncisoria all’interno del capitolo dedicato alla libertà di religione e non più solo a quello del diritto dei bambini all’integrità fisica.
L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in accordo con le disposizioni emanate recentemente dagli organismi dell’ebraismo europeo, che tengono conto degli indirizzi espressi dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa già ricordate, ha deciso la creazione di albo dei Mohalim, con un curriculum formativo standard e certificato da riconosciuti organismi ebraici internazionali (es. OU, UME, Initiation Society, Rabbinato centrale/ministero della Sanità di Israele).
I Mohalim devono altresì impegnarsi all’osservanza del protocollo operativo che prevede tra le altre le seguenti norme a tutela della salute del neonato
Prima della procedura:
– Visita del neonato con verifica delle condizioni di salute permettenti l’intervento allo scopo nel contempo di informare entrambi i genitori delle modalità della circoncisione;
– Informare il pediatra che segue il neonato della prossima circoncisione e riverificare assieme le condizioni di salute permettenti l’intervento
– Raccolta del Consenso Informato firmato da parte di entrambi i genitori.
– Informare la comunità di appartenenza della famiglia del neonato dell’incarico ricevuto.
Durante la procedura:
– Attuazione di tutte le precauzioni e le norme al fine di garantire la sicurezza per i neonati (asepsi, controllo sanguinamento ecc.).
– Utilizzo di strumenti sterili o monouso
Dopo la procedura:
– Garantire la reperibilità nelle 24 ore successive.
– Seguire il bimbo fino a cicatrizzazione avvenuta e completa guarigione.
– Tenere un registro delle circoncisioni (accessibile per controllo) con schede che attestino il consenso ricevuto e il rispetto di tutte le norme e condizioni igienico sanitarie ed eventuali complicanze.
Riteniamo che tali disposizioni garantiscano la salvaguardia della salute del neonato e nel contempo la libertà religiosa di praticare la circoncisione.
Al fine di evitare il rischio di complicanze anche mortali come avvenuto pochi giorni fa a Monterotondo, se non è ipotizzabile per le diverse religioni ed etnie che adottano questa pratica dotarsi di circoncisori certificati, è auspicabile che vengano istituiti dei centri di riferimento negli ospedali – sulla scorta delle esperienze già portate avanti in alcune regioni italiane tra cui il Lazio e Piemonte – che, senza aggravio di costi per la sanità, come specificato dalla Corte di Cassazione, possano praticare questo atto a prezzi contenuti in quanto la salvaguardia del diritto alla salute e la libertà religiosa sono i capi saldi della Costituzione italiana.
Giorgio Mortara, medico e Vicepresidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane