Il Duca Bianco, note mistiche
Nel maggio del 1975 il fotografo Steve Schapiro riceve nel suo studio di Los Angeles il cantante David Bowie. Negli anni precedenti l’artista si era affermato sulla scena pop trascendendo le barriere di genere con i suoi personaggi Ziggy Stardust e Alladin Sane. Proprio questa intensa sessione di pose fotografiche segna la sua mutazione verso una nuova personalità, la più dark che avrebbe rappresentato, che prese il nome di Thin White Duke. Il nuovo personaggio si presentava come un uomo ormai lontano dal gioco dei sovvertimenti di genere che vestiva sobriamente negli abiti scuri ispirati alla moda degli anni Venti. Nella stessa stagione l’artista cominciò un lungo viaggio nel mondo dell’occultismo e della cosiddetta magia nera lasciandosi coinvolgere anche dalla diffusione delle conoscenze mistiche ebraiche grazie all’amicizia con il chitarrista dei Led Zeppelin Jimmy Page. Nascerà così la canzone “Station to Station” e la celebre immagine di copertina del disco che oggi torna come icona della mostra dei musei ebraici di Vienna e Amsterdam.
“Station to Station” apparirà nel popolarissimo film “Christiane F. i ragazzi dello Zoo di Berlino”, destinato a segnare una generazione. Ma il viaggio cui sembra far riferimento il testo ritmato da Bowie non è certo un normale viaggio in treno da una meta all’altra. Bensì un percorso mistico, la ricerca di un significato. Il verso “Siamo qui, un magico movimento da Keter a Malkhut” è sufficientemente emblematico, ma solo nella mostra ora aperta a Vienna e nella contestualizzazione che offre l’esposizione questo come molti altri elementi della cultura popolare di massa ritrovano il giusto inquadramento. Un esempio fra tanti di percorsi che è possibile scoprire o riscoprire. Che si aggiungono a numerosi altri, come per esempio le pitture di Anselm Kiefer “Le Sefirot” (1986) e “Merkava” (2004). In questo caso il grande artista neoespressionista riflette sul suo continuo dialogo con la dimensione storica. I temi della sua pittura sono derivati dai miti e dalle saghe che appartengono al patrimonio mondiale dell’umanità. Il linguaggio scelto è altamente simbolico. Libri, fotografie, paesaggi, navi, scale, torri, edifici connettono il passato con il presente, il cielo e la terra. La sua fascinazione per l’alchimia apre l’utilizzo dei materiali a molteplici interpretazioni. Piombo, sabbia, gesso, paglia e anche capelli umani riflettono simultaneamente il loro significato simbolico e esaltano i loro attributi fisici. Kiefer è un profondo conoscitore di Gerschom Scholem e si dedica a esplorare la connessione fra studi seri e impegnati di mistica e creazione artistica. Il quadro dedicato alle Sefirot è una delle prime tappe della sua ricerca. L’albero della vita, un preciso riferimento cabalistico, cresce da un terreno di piombo e delle immagini coperte di pittura. Qui Kiefer riflette sull’importanza simbolica da annettere all’albero come prototipo della forma vivente.
Se questo è vero, afferma il pittore, i rami elementari di felce sono in grado di parlarci della nostra origine, ma anche di svelare i segreti atavici che racchiudono. Dopo la Shoah Kiefer è stato uno dei primi artisti tedeschi a confrontarsi con la storia recente e con la ferita aperta delle responsabilità del suo paese. Il suo lavoro sottolinea l’importanza della connessione con il passato e sottolinea il continuo impatto della distruzione e della catastrofe dello sterminio. E questi temi di interpretazione e denuncia storica si combinano con le ispirazioni cabalistiche lurianiche del caos e della distruzione.
La descrizione del carro celeste che appare negli antichi testi mistici ebraici torna nell’immagine della Merkavah, dove secondo Kiefer è l’idea della reciprocità che è chiamata a spiegare l’immagine. L’iniziato rientra in se stesso nel corso del viaggio. Nei suoi lavori, spesso massicci e imponenti, come nel caso delle Sette Torri Celesti (2004-2015) realizzate per la suggestiva area milanese dell’Hangar Bicocca, la reciprocità fra il cielo e la terra assume diversi connotati. La terra desolata si lega al cielo, le scale e i gradini si susseguono. La portaerei immaginaria che galleggia su un mare turbolento e oscuro sembra così sul punto di staccarsi per mirare al cielo.