2018, un anno di emozioni
nel segno dello sport
Dodici mesi intensi alle spalle. Un anno di importanti impegni, per Israele, per l’ebraismo italiano, per chi ha a cuore il futuro di questa minoranza, anche attraverso il linguaggio universale dello sport.
Lo ha dimostrato, nel gennaio scorso, il secondo appuntamento con la Run For Mem, la corsa per la Memoria consapevole che ha avuto come testimonial d’eccezione Shaul Ladany: l’ex marciatore israeliano sopravvissuto al lager e poi scampato all’attentato palestinese ai Giochi olimpici di Monaco del ’72 ha percorso col suo passo sempre intenso i luoghi più significativi del ricordo nel centro di Bologna. Una corsa per la vita di cui continua ad essere il primo ambasciatore, anche in previsione del terzo evento in programma il prossimo 27 gennaio a Torino.
Febbraio, per la redazione di Pagine Ebraiche, ha invece rappresentato l’opportunità per una ricognizione del percorso israeliano delle prime tre tappe del Giro d’Italia. Un approfondimento del percorso disegnato dall’organizzazione, da Gerusalemme a Eilat, in compagnia di cinque vecchie glorie del passato, che sembrano non aver perso lo smalto dei tempi d’oro: Gilberto Simoni e Paolo Savoldelli, che il Giro l’hanno vinto; i campioni del mondo Maurizio Fondriest e Alessandro Ballan; lo specialista delle classiche Andrea Tafi.
Un aperitivo in grande stile in vista della festa rosa, cui si è arrivati in un clima di crescente interesse. In marzo l’annuncio della simbolica decisione da parte della squadra di casa, la Israel Cycling Academy, di correre con il logo del Centro Peres per la Pace sulla maglia. In aprile la terza pedalata tra Firenze e Assisi nel nome di Gino Bartali, organizzata in collaborazione con la redazione UCEI. “Sento che faremo grandi cose” ci raccontava Sylvan Adams, il principale artefice della partenza del Giro da Israele, mentre dal Piazzale Michelangelo si preparava a conquistare il traguardo ideale del Comune umbro che fu meta di molti salvataggi da parte del ciclista fiorentino.
A maggio, finalmente, il via alla corsa. Le emozioni della cronometro d’apertura a Gerusalemme, le due successive tappe in linea da Haifa a Tel Aviv e quindi da Beer Sheva a Eilat: tante le cartoline, tanti i ricordi indelebili. Fino all’arrivo a Roma, alla vittoria in rimonta di Froome, a un meritato applauso rivolto a dirigenti e atleti della Academy nei giardini del Tempio Maggiore della Capitale.
Giugno e luglio sono stati invece i mesi dei Mondiali di calcio in Russia, cui è stato dedicato uno speciale dossier sul nostro mensile. Per una volta sia Italia che Israele sono rimaste insieme a casa. Ma non sono mancati anche in questo caso spunti importanti. Come da Gerusalemme, città della pace, da cui sono arrivate meravigliose istantanee di possibile convivenza con ragazzini israeliani e palestinesi intenti a sfidarsi a una competizione di calci di rigore sotto la porta di Giaffa. Questa l’immagine che abbiamo scelto per aprire il dossier, intitolato “Mondiali a tutto campo”.
Agosto è stato ancora il mese del calcio, con una stagione di Serie A tra le più attese per l’arrivo del campione-brand CR7 che a settembre ha iniziato a carburare anche nel segno di Andrea Petagna: il bomber della Spal cresciuto alla scuola ebraica di Trieste, che vi abbiamo raccontato in alcune sfumature inedite.
Calcio giocato ma anche valori e principi da tutelare per dare un futuro etico allo sport più amato al mondo. Questa la sfida al centro della campagna “Un cartellino rosso contro l’odio” promossa dal World Jewish Congress in stretto raccordo con il Chelsea, entrata in ottobre in una fase di sviluppo promettente.
Il problema resta però aperto. Come diversi episodi di razzismo ci hanno ricordato in queste ultime settimane dell’anno. A partire dagli orrendi cori e ululati contro il difensore senegalese Koulibaly del Napoli. Il segno che resta molto da fare a tutti i livelli: tifoserie, società, istituzioni.
Dicembre ha portato con sé un’altra brutta notizia: la sempre più probabile sparizione del Totocalcio, la mitica schedina inventata da Massimo Della Pergola mentre si era rifugiato in Svizzera in fuga dai nazifascisti. Un pezzo di società e costume italiano che rischia di andare in soffitta.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(1 gennaio 2019)