Setirot – Israele
Che cosa ci ha preso un po’ a tutti? Imbarazzo? Coda di paglia? Smarrimento? Fatto sta che dopo l’annuncio delle elezioni anticipate in Israele è calato il silenzio più assoluto. Eppure la politica israeliana, generalmente, non manca di infiammare dibattiti e discussioni talvolta al limite della decenza, e stupisce che non ci si infervori riguardo al 9 aprile prossimo venturo. Ci sono una coalizione e un governo, quello Netanyahu, il più immarcescibile e a destra della storia del paese, che alzano le mani di fronte alla impossibilità (per via dei numeri alla Knesset) di legiferare sulla leva obbligatoria per gli haredim come indicato dalla Corte Suprema. In più salta agli occhi il coincidere della decisione con l’avvicinarsi della data in cui il procuratore generale Avichai Mandelblit avrebbe potuto pubblicare la sua scelta sulla possibile incriminazione del primo ministro, per corruzione. E, si sa, per non influenzare il voto si farà slittare tutto.
D’altra parte, l’opposizione di centro-sinistra, da tempo muta e pressoché immobile, appena saputo del voto anticipato ha pensato bene di mettere in piedi una bella scissione: il leader laburista Avi Gabbai ha annunciato a sorpresa di aver troncato la cooperazione con il movimento centrista di Tzipi Livni. Complimenti. Contemporaneamente un paio di nuovi partitini starebbero per nascere. Ci sarebbe di che dire, no?
Stefano Jesurum, giornalista
(3 gennaio 2019)