Immagini – La Razzia

gabbaiIl fotogramma riportato nella fotografia rappresenta un’inquadratura del film La Razzia. Roma, 16 Ottobre 1943.
Il film documentario rievoca la tragica giornata di settantacinque anni fa in cui gli ebrei di Roma vennero rastrellati e deportati nei campi di sterminio, attraverso le testimonianze dei pochi sopravvissuti ritornati da Aushwitz e di quelli che quella mattina riuscirono a scappare all’arresto. Tornarono solo in sedici: quindici uomini e un’unica donna (Settimia Spizzichino).
La foto inquadra un uomo seduto di spalle all’interno di un tram dell’epoca che ATAC, l’azienda dei trasporti della città di Roma, ha messo a disposizione per raccontare la sua storia. Il tram gli ha salvato la vita e con esso l’umanità di alcuni concittadini. Quest’uomo, Emanuele Di Porto, allora bambino, ha vissuto con l’innocenza della sua età la tragedia del rastrellamento che in pochi minuti lo ha cambiato per sempre.
gabbaiLa retata venne ideata e ordinata da Hitler ed Emanuele all’epoca dei fatti aveva solo undici anni. La mattina del 16 ottobre 1943, quando i soldati nazisti entrarono nel ghetto per arrestare tutti gli ebrei, il padre di Emanuele era ancora al lavoro e la madre uscì per avvertire il marito che i tedeschi stavano arrestando tutti gli ebrei maschi abili al lavoro. Mentre rientrava a casa una sua conoscente, che abitava in via della Reginella, le disse che i tedeschi stavano portando via anche le donne e i bambini. Presa dallo sgomento istintivamente la mamma di Emanuele urlò: “Oddio ho lasciato i bambini a casa da soli”. Questo grido di dolore venne udito da un soldato nazista che, capendo immediatamente che la donna era ebrea, l’arrestò e la caricò su un camion insieme ad altri correligionari.
Emanuele e sua sorella assistettero all’arresto della mamma dalla finestra di casa, ed impulsivamente, come avrebbe fatto qualunque altro bambino in quella situazione, si precipitò fuori di casa per raggiungere la madre. Caricato anch’egli sul camion, la madre che aveva oramai compreso le loro sorti, furiosa gli disse: “Ti sei proprio voluto far prendere, sei andato in bocca a Jonavve “( Jona che andò in bocca alla balena). E con la forza della disperazione che solo una madre può sopportare, disse al soldato tedesco che il bambino non era suo figlio né era ebreo e spinse con forza Emanuele giù dal camion.
Emanuele capì il pericolo e si allontanò senza mai voltarsi indietro. Giunto in via Arenula, salì sul primo tram che passava per quella strada e si sedette vicino al controllore il quale, intuendo immediatamente che Emanuele stava scappando, gli disse di stare seduto accanto a lui. E con lui divise anche un panino (una ciriola).
Emanuele passò tutta la giornata sul tram e la sera, quando il tram rientrò al deposito, il controllore gli permise di passare la notte al sicuro al suo interno. Fu così che fra i controllori si sparse la voce che c’era un bimbo ebreo in fuga dai nazisti nascosto nel tram e per tre giorni lo tennero con loro. Di giorno Emanuele faceva il tragitto a fianco del controllore di turno e di notte dormiva nel tram.
L’umanità e la solidarietà di queste persone, che misero a rischio la loro stessa vita, lo salvarono dalla retata del ghetto di Roma.
Alla fine del terzo giorno un passante lo riconobbe e gli disse che suo padre era riuscito ad evitare la deportazione e che era nascosto al Testaccio insieme agli altri figli.
Emanuele racconta nel film: “Arrivato a casa dello zio mio padre si commosse, pensava che mi avessero deportato con la mamma. C’erano tutti, mancava solo una persona, la mamma che purtroppo non è mai più tornata… dopo la guerra crescere senza di lei è stato difficile quando all’uscita di scuola vedi che i tuoi compagni hanno la mamma che li viene a prendere e li prepara il pranzo dicendogli ah bello de mamma, a te chi te lo dice?… anche questo è stato il sedici Ottobre”.
Il film, in concorso al Festival del Cinema di Roma e proiettato in anteprima a Montecitorio, verrà presentato a Milano martedì 15 Gennaio 2019 al Cinema Orfeo alle ore 20:30 (entrata libera fino ad esaurimento posti).

Ruggero Gabbai

(7 gennaio 2019)