La Capitale
Nel romanzo La Capitale di Robert Menasse, vincitore della Fiera di Francoforte un paio di anni fa, il filo profondo della trama si snoda tra Bruxelles e Auschwitz. La capitale effettiva e quella morale dell’Europa, il senso fondativo e quello quotidiano dell’Unione. Tra pochi giorni verrà celebrata la Giornata della Memoria 2019, anno di elezioni e rinnovo delle istituzioni comunitarie. È sorprendente, mi pare, quanto i due appuntamenti siano necessariamente scollegati, si ignorino ed evitino di mettersi in dialogo.
Come giustificare, altrimenti, che proprio le elezioni europee sanciranno l’affermazione dei movimenti identitari, populisti, nazionalisti? Come spiegare che proprio il contrasto al processo di integrazione europea accomuna partiti politici che altrimenti sarebbero strutturalmente in antitesi, proteggendo ognuno i propri presunti confini nazionali? Come comprendere innaturali alleanze tra governi ex-comunisti, partiti di estrema destra e fiumi di denaro europeo che da Ovest è andato a Est negli ultimi anni?
Si tratta di un problema tutto emotivo e culturale, che purtroppo non può essere risolto con la descrizione puntuale dei benefici dell’integrazione europea. Ma la storia talvolta ci consegna dei segnali: ancora Danzica al centro del palcoscenico, come nel 1939 e nel 1980. Pawel Adamowicz, riposa in pace.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Twitter: @tobiazevi