Decidersi

sara valentina di palmaUn bambino sta leggendo lentamente il testo dell’HaTikvà da un manifesto appeso in un angolo dell’atrio dove si tengono le lezioni di Talmud Torà. “Col od…” dice il furbetto, abbastanza speditamente ma non troppo: sta fingendo di leggere, in realtà ha già letto il titolo e sapendo di che si tratta ripete le parole a memoria, ma non troppo in fretta per dare l’idea di leggere davvero.
Ma scusa – interviene il padre di un altro ragazzino – la sottoscrizione sotto la caf è la vocale A, quindi si deve leggere “cal”. Il bimbo ribatte con sicurezza trionfante che così non è, e a malavoglia tocca dargli ragione mortificando un meritorio adulto il quale sta imparando l’ebraico da autodidatta. E’ vero, la sottoscrizione è una A, ma si legge “col”… farfuglio. Mi guarda perplesso, non cede: eh no esclama, ma allora decidetevi!
Leggo la stessa perplessità alcuni giorni più tardi, negli occhi di un beneducato signore che sta leggendo ad alta voce il testo esplicativo di accompagnamento alla visita in un museo ebraico, davanti ad un talled, così indicato nella spiegazione, mentre la breve didascalia sottostante lo definisce tallit: indicano davvero entrambi lo stesso oggetto? quale dei due termini è corretto? Decidetevi!
Il visitatore incalza, di fronte ad un altro testo in cui per agevolare la lettura sono stati accentati i termini ebraici: Coèn? E lui che pensava il nome fosse Còen! Mi addentro in una spiegazione complicata e confusa su nomi, significati, accenti, incluse le traslitterazioni e le varianti Katz e Cahn, con la lettera C iniziale piuttosto che K, nonché qualche H variamente distribuita all’interno del nome. Quanto più parlo, tanto più profonda traspare la perplessità nel suo sguardo…decidetevi!

Sara Valentina Di Palma

(17 gennaio 2019)