La storia è casa nostra

Anna SegreCome si preserva la libertà di stampa? Cosa pensa delle leggi razziste? Quale forma di governo è preferibile? Se potesse esprimersi in tutta sincerità cosa direbbe di Salvini? Dirigere la Stampa era il suo sogno nel cassetto?
Un gruppo di bambini e ragazzini dai 6 ai 13 anni non fa sconti a nessuno, e il fuoco di fila di domande a cui è stato sottoposto due giorni fa Maurizio Molinari era piuttosto insidioso (e, diciamolo, anche divertente). Il direttore della Stampa è stato al gioco, rispondendo in modo chiaro a tutte le domande.
Il dialogo è avvenuto in occasione della presentazione della guida “ISTORETO è casa nostra”, redatta collettivamente dai ragazzini dell’Atelier Héritage, un laboratorio multietnico per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie dedicato alla conoscenza attiva ed alla fruizione consapevole del patrimonio culturale. (Chiarisco per i non torinesi che l’Istoreto è l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”).
È stato interessante vedere come ragazzini di origine italiana, siriana, nigeriana, marocchina, peruviana, cinese abbiano fatta propria la storia italiana e torinese e abbiano interpretato con parole e immagini le storie di bambini di 80 anni fa, come quelle di Aldo Zargani “che ricorda quando, dopo il licenziamento del padre musicista nel 1939, a cinque anni, cominciò a capire che qualcosa stava cambiando” o di Elena Ottolenghi, “una bimba ebrea nata nel 1929 che nel 1938 ha dovuto cambiare scuola a causa delle leggi razziali”. La lettura (da parte delle mamme dei ragazzini dell’Atelier) di alcune parti del diario di Elena Ottolenghi ha mostrato, tra le altre cose, come persino i bambini che erano stati colpiti dalle leggi razziste non fossero del tutto immuni dai temi e dagli slogan della propaganda fascista, per esempio la Patria. Anche i ragazzini di oggi si appropriano con legittimo e salutare orgoglio (“è casa nostra”) dei luoghi della città e degli archivi che ne custodiscono la storia, una storia narrata per unire e non per dividere. E, molto opportunamente, si appropriano anche dei testi chiave della nostra cultura, che si prestano naturalmente a molteplici chiavi di lettura: “Abbiamo ascoltato la storia di Enea, un profugo che deve fuggire portando il padre sulle spalle” hanno raccontato i ragazzi dell’Atelier. Con buona pace di Orazio Castellino e Vincenzo Peloso che, presentando la nuova edizione dell’Eneide nel 1936, sottolineavano “la speciale importanza che la lettura dell’Eneide sta per avere nella scuola italiana dal prossimo anno scolastico, primo dell’impero.”

Anna Segre, insegnante

(18 gennaio 2019)