Sabbatai Zevi, studiosi a confronto
Al via nel pomeriggio, nella sede del Centro Bibliografico UCEI, un convegno internazionale sul Sabbatianismo in Italia organizzato dall’Università del Maryland, da Johns Hopkins University di Baltimora e da un gruppo di ricerca sull’antisemitismo finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
“Sabbateanism in Italy and its Mediterranean Context”, il titolo della prestigiosa conferenza in due giornate (i lavori proseguiranno domani mattina nell’aula del rettorato della Sapienza). Tra le relatrici Alessandra Veronese, storica dell’Università di Pisa, che in un suo intervento racconterà l’accoglienza del pensiero di Sabbatai Zevi nella Livorno ebraica.
“I contatti di Zevi con Livorno – spiega la professoressa Veronese – precedono persino la sua rivelazione messianica. Già nel marzo 1664 Sabbatai aveva sposato un’ebrea polacca residente a Livorno, che sosteneva di aver doni profetici e aveva annunciato che sarebbe diventata la moglie del messia. La notizia che Sabbatai aveva dichiarato di essere il messia giunse in città nell’autunno del 1665 e gran parte della comunità, compresa la maggioranza degli studiosi rabbinici, aderì al movimento sabbatiano. Nel nostro studio abbiamo ricostruito questi legami attraverso fatti ed episodi che in quel periodo caratterizzarono il territorio di Livorno, con alcune tracce anche all’Isola d’Elba”.
Il movimento sabbatiano era nato nella primavera del 1665 quando Sabbatai Zevi proclamò di essere l’atteso messia degli ebrei. Nel febbraio 1666 Sabbatai fu arrestato e condannato a morte a Istanbul. Gli venne però offerta la salvezza nel caso si fosse convertito all’Islam e clamorosamente Sabbatai accettò di farsi musulmano. L’annuncio della conversione provocò grande disappunto tra i suoi fedeli, che progressivamente abbandonarono il loro messia. Nel 1672, a causa della sua ambiguità religiosa, Sabbatai fu esiliato in Montenegro dove morì nel 1676. Quanti ancora credevano in lui, pur facendosi passare per musulmani, vennero chiamati i dönmeh (in turco “convertiti”) e continuarono a vivere in semi-clandestinità sino almeno ai primi anni del ‘900.
“La notizia della conversione all’Islam di Sabbatai del settembre 1666 – spiega la professoressa Veronese – dovette giungere a Livorno già ai primi di ottobre e fece barcollare la fede della comunità. La vicenda di Sabbatai era ormai motivo di profondo imbarazzo e sappiamo che nell’estate del 1667 gli ebrei di Livorno chiesero addirittura l’intervento del vicario dell’Inquisizione per impedire la circolazione di un opuscolo che trattava delle vicende di questo presunto messia. Ormai minoritari, i sabbatiani di Livorno continuarono a riunirsi più o meno in segreto e si ha notizia di un rinnovato fervore sabbatiano a metà degli anni ’70, tanto che nell’ottobre 1676, la comunità di Livorno scomunicò formalmente chi sosteneva che Sabbatai Zevi fosse il vero messia”.
(20 gennaio 2019)