Torino, nuove pietre per la Memoria
I marciapiedi torinesi da queste ore contano 108 Stolpersteine, le pietre d’inciampo dell’artista Gunter Demnig.
Per il quinto anno di fila infatti la città si è fatta promotrice del progetto europeo, portato avanti dal Museo Diffuso della Resistenza – in collaborazione con la Comunità ebraica di Torino, l’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned) – sezione Torino e il Goethe-Institut Turin.
Per il 2019 quindici le pietre distribuite in diversi luoghi della città, dedicate ad altrettante vittime della deportazione nazista e fascista. Gli inciampi di ottone e cemento ricordano tra gli altri, per esemplarità delle loro vicende, Livia Deutschova, deportata ad Auschwitz e sopravvissuta, Vittorio Staccione, antifascista, deportato e morto nel campo di concentramento di Gusen. La famiglia Tedeschi, in particolare, Bice Sacerdote in Tedeschi, deportata e assassinata ad Auschwitz, Celestina Muggia in Sacerdote deportata e assassinata ad Auschwitz, Vittorio Tedeschi, deportato ad Auschwitz e assassinato a Mauthausen e Natalia Tedeschi, l’unica sopravvissuta al campo di sterminio, durante la sua vita si è impegnata in un’opera di costante testimonianza nelle scuole.
La cerimonia pubblica ha preso il via con la posa della stolpersteine in memoria di Vittorio Staccione.
Vittorio nacque il 9 aprile 1904 a Torino nel quartiere Madonna di Campagna. Appassionato di calcio, giocò in diverse squadre importanti a livello nazionale (tra le quali Torino, Fiorentina e Cremona). Vinse con il Torino lo scudetto nel 1926/1927. Antifascista sin dalla giovinezza, era noto alle autorità per la sua attività politica. In nome dei suoi ideali, partecipò agli scioperi del marzo 1944 e fu arrestato il 12 marzo. Condotto a Bergamo, il suo convoglio passò da Verona, Tarvisio, Villach. Arrivò a Mauthausen il 20 marzo 1944. Nel campo di concentramento austriaco dichiarò la professione di tornitore e fu classificato con la categoria Schutz. Il suo numero di matricola era 59160. Trasferito nel sottocampo di Gusen, il 16 marzo 1945 morì per i postumi di una ferita alla gamba, causata dalle percosse. Il fratello Francesco conobbe la medesima sorte: deportato a Mauthausen, morì il 27 marzo del 1945.
Livia Deutschova, detta Lilly, nacque il 14 gennaio 1924 a Levice (Slovacchia) da famiglia ebraica. Venne arrestata il 7 giugno 1944 a Levice. Fu deportata con tutta la famiglia ad Auschwitz. Superò la selezione iniziale, a differenza degli altri membri della sua famiglia che vennero sterminati all’arrivo. Fu trasferita a Hessisch Lichtenau, sottocampo di Buchenwald. Sopravvissuta, nel dopoguerra sposò un internato militare italiano e abitò a Torino in Via Garibaldi 53.
Natalia Tedeschi, nacque il 19 giugno 1922 a Genova, figlia di Marco e Bice Sacerdote. L’ultima sua residenza fu a Torino. In quanto ebrea, fu arrestata il 28 marzo 1944 a Casteldelfino, nel cuneese dai tedeschi. Fu detenuta a Venasca e poi nel carcere Le Nuove di Torino. Fu quindi deportata al campo di Fossoli e da qui fu trasferita ad Auschwitz il 16 maggio 1944. Condotta al campo di Theresienstadt, sopravvisse alla liberazione del campo e fu liberata il 9 maggio 1945. È mancata nel 2003. Accanto alla sua pietra, quelle della madre Celeste e di Celestina Muggia In Sacerdote. Arrestate assieme a Natalia, vennero rinchiuse nel carcere Le Nuove di Torino. Transitarono nel campo di Fossoli. Da qui furono deportate il 16 maggio 1944 ad Auschwitz. Le due donne non superarono la selezione iniziale e furono uccise all’arrivo. Era il 23 maggio 1944. E ancora quella del fratello Vittorio Tedeschi: Vittorio nacque il 28 luglio 1915 a Vercelli. Arrestato il 27 gennaio 1944 dai tedeschi a Fossano (CN), fu trattenuto al carcere Le Nuove di Torino e poi deportato al campo di Fossoli. Da qui fu trasferito ad Auschwitz il 5 aprile 1944, molto prima rispetto al resto della sua famiglia. Fu assassinato il 25 aprile 1945 a Mauthausen, pochi giorni prima della liberazione del campo.
Tra i presenti, oltre alle autorità, l’avvocato Bruno Segre, rav Ariel Di Porto, rabbino capo della Comunità ebraica, e il consigliere della Comunità David Sorani.
Alice Fubini
(23 gennaio 2019)