La Brigata Ebraica a fumetti

baldacciNon è la prima volta che vicende della storia del popolo ebraico vengono narrate per mezzo dell’illustrazione e dei cartoons. Basti pensare al celebre Maus, di Art Spiegelman, – pubblicato in due album nel 1989 e nel 1991 e tradotto in italiano a distanza di tre anni – dove al centro della narrazione è la tragedia della Shoah.
L’album La Brigata Ebraica – pubblicato in questi giorni all’interno della collana “Comics Historica” dell’editore Mondadori – ci conduce invece nel periodo immediatamente successivo alla fine della II guerra mondiale, dal giugno 1945 ai giorni che precedono la proclamazione dello Stato d’Israele.
Il romanzo grafico sceneggiato e disegnato da Marvano (pseudonimo del cartoonist belga Mark Van Oppen) non è infatti una storia didascalica della Brigata Ebraica: ha al centro le vicende di due giovani soldati ebrei in missione (Leslie e Ari), vicende che iniziano nella Polonia dell’immediato dopoguerra, dove danno la caccia a un criminale nazista. In realtà l’edizione italiana raccoglie in un unico album tre racconti che in origine sono stati pubblicati in Francia separatamente. Al primo (“Il giustiziere”) segue il secondo, ambientato anch’esso nell’immediato dopoguerra ma in Austria, che ha per titolo la misteriosa sigla “TTG”. Infine il terzo episodio (“Hatikvah”) ci porta nella Palestina che vive gli ultimi giorni del mandato britannico, dove si sta preparando, anzi in parte è già in atto, l’aggressione araba allo Stato ebraico che sta per nascere.
In filigrana rispetto alle vicende dei due giovani della Brigata Ebraica – che ostentano con fierezza la loro divisa dove spicca la Stella di David – emergono una serie di temi che caratterizzano il periodo storico nel quale si svolgono: l’antisemitismo della Polonia cattolica, anche dopo la sconfitta della Germania nazista; il problema morale legato all’eliminazione individuale di un uomo, sia pure di un nazista; la presenza di organizzazioni che hanno lo scopo di mettere in salvo i criminali nazisti che sono sopravvissuti alla sconfitta; la disponibilità dei Paesi arabi ad accogliere questi criminali; la rivalità tra gli occidentali e i sovietici che si profila già nei primi giorni dopo la fine della guerra; la tragedia degli ebrei deportati nei lager, che continuano a morire anche dopo l’apertura dei campi; la fierezza dei combattenti dell’Haganah e in particolare delle donne, simboleggiate da un’altra protagonista del racconto, Safaya; la linea filoaraba tenuta dagli inglesi in Palestina; il nascente problema dei profughi palestinesi e la strumentalizzazione che ne fanno le organizzazioni arabe.
La grafic novel di Marvano è introdotta da uno scritto di Sergio Brancato (“La devastante tempesta dello Storia”) che con chiarezza ricostruisce la storia della Brigata Ebraica e in particolare il suo ruolo nei combattimenti lungo la Linea Gotica.
Il linguaggio grafico usato da Marvano appare assai efficace. Naturalmente bisogna entrare nello spirito (e anche nella tecnica) di questo linguaggio, così diverso da quello della narrativa tradizionale. Ma è un linguaggio che ormai è largamente entrato nelle abitudini di molti adulti, come è testimoniato anche dal fatto che “La Brigata Ebraica” costituisce il settantacinquesimo volume della collana di Mondadori.

Valentino Baldacci