Livorno, le responsabilità fascistee la topografia da cambiare
La proposta di modificare in “nazifascismo” la denominazione attuale a Livorno di via degli ebrei vittime del nazismo viene esplicitamente palesata alla presenza del vicesindaco della città Stella Sorgente e dell’assessore Francesco Belais (delegato anche alla toponomastica), dal produttore Dario Coen in occasione della presentazione livornese, al Cisternino di Città (ex Casa della Cultura), del docufilm “1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani”, avvenuta nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria.
A condurre l’iniziativa, scaturita dall’intenso lavoro di Umberto Cini che ha poi coordinato il dibattito seguito alla proiezione, il regista Pietro Suber mentre gli approfondimenti storico-normativi sono stati affidati a Valerio Di Porto e a Michele Battini dell’Università di Pisa. In apertura erano intervenuti il vicesindaco Sorgente e il presidente della Comunità Vittorio Mosseri.
L’idea di integrare o variare la denominazione della via menzionando specificamente il fascismo, intitolata come ad oggi nel 1960 utilizzando un tratto di via Pilo Albertelli (partigiano e insegnante), in realtà non è nuova ma l’occasione della proiezione del docufilm che punta il proprio obbiettivo sulle specifiche responsabilità del fascismo nella persecuzione agli ebrei italiani, la rilancia con forza e, secondo quanto poi ha detto lo stesso Coen in chiusura del dibattito apertosi sulle tematiche proposte dall’opera, ha trovato interesse e disponibilità a vagliare la possibilità negli interlocutori dell’Amministrazione Comunale labronica.
Appare chiaro come la mancata menzione delle responsabilità del regime mussoliniano sia da collocarsi nel clima di “sospensione”, seguito alla cosiddetta “amnistia di Togliatti” del 1946 approvata unanimemente dal governo italiano, che non si limitò, evidentemente, ai soli reati ma superò quei confini offuscando la memoria di quanto era accaduto e,non a caso, la mancanza di una “Norimberga italiana” è emersa nel corso delle considerazioni espresse in sala.
Potrebbe quindi essere giunto il tempo di sanare questa ipocrisia e l’atto farebbe seguito alla recente votazione con la quale il Consiglio Comunale di Livorno ha revocato la cittadinanza onoraria al cosiddetto “Duce”, conferita nel 1923, dietro proposta del Consigliere Marco Cannito (lista Città Diversa) e votata unanimemente, registrando per cronaca la mancata partecipazione al voto di Forza Italia.
Gadi Polacco