Setirot – Noi e loro
“Come i rabbini fanno i bambini” è un volume pubblicato un paio di anni fa da Giuntina, scritto da Delphine Horvielleur e – ciò che soprattutto me lo ha fatto acquistare – consigliatomi dalla mia amica Miriam Camerini, prima donna italiana a entrare alla yeshivà Beit Midràsh Har’El di Gerusalemme, il cui programma di studi per il conseguimento della semichà (ordinazione rabbinica) è aperto a donne e uomini insieme. (Kol haKavòd Miriam!, complimenti e auguri). Sono all’inizio di pagine dense di interesse e visioni originali sulla sessualità, sulla trasmissione e l’identità nell’ebraismo. Ma c’è un passaggio della introduzione che mi pare di dirompente attualità – dentro e fuori l’ebraismo. Là dove Horvielleur dice che di fronte al fantasma della non-appartenenza di alcuni, ve ne è un altro che oggi minaccia la nostra società: «quello del ripiegamento identitario e la sua ossessione del collettivo. Il comunitarismo e il nazionalismo ne sono i figli legittimi. Essi enunciano tutto alla prima persona plurale: un “noi” pronunciato generalmente in opposizione a un “loro”. Con il soffocamento dell’“io”».
Così le radici e i retaggi collettivi diventano la sola definizione dell’individuo. E il risultato, spesso nefasto, lo abbiamo sotto gli occhi.
Stefano Jesurum, giornalista