Torino – “Scegliamo sempre l’umanità”

A pochi minuti dall’inizio per le strade di Torino della Run for Mem, la corsa per la Memoria, nella Sala Rossa di Palazzo Civico si è svolta la cerimonia ufficiale per il Giorno della Memoria alla presenza delle autorità. Presenti, tra gli altri, l’assessore comunale alle Pari opportunità Marco Giusta, l’assessore comunale alla Cultura, Francesca Leon. Accanto a loro l’avvocato Bruno Segre.
Tra gli interventi quello del Presidente del Consiglio Regionale, Nino Boeti che ha ricordato il perché il Giorno della Memoria non sia una commemorazione rituale. “Serve a ricordare che quanto è avvenuto nel cuore dell’Europa può ripetersi e che oggi come allora è necessario scegliere di stare dalla parte dell’umanità e non della barbarie”. Una non ritualità che si esplicita nelle molte iniziative promosse dal Comune e dal Consiglio Regionale, tese ad esplorare nuovi linguaggi e nuovi canali: dalla didattica con i progetti per le scuole, allo sport, come la Run for Mem che conta ufficialmente 2300 iscritti. E ancora la musica, in particolare il concerto “Songs of eternity”, in cui il prossimo 31 gennaio, la cantante tedesca Ute Lemper interpreterà le musiche e le canzoni composte nei ghetti e nei campi di concentramento.
A sottolineare l’importanza di andare oltre la vuota retorica esplorando nuovi linguaggi è lo stesso Dario Disegni, Presidente della Comunità ebraica di Torino. Poi un monito rispetto al pericolo odierno non tanto di cancellazione della memoria, quanto più del suo travisamento attraverso una crescente e dilagante disinformazione. E chiude citando alcuni passaggi del discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ribadendo così il dovere morale di combattere senza remore ogni forma di antisemitismo e discriminazione per una società più libera e più giusta.
L’orazione ufficiale per le celebrazioni del 2019 è a cura di Barbara Berruti, Vice Direttore dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte. Il suo intervento prende il via dall’importanza della didattica della Shoah nelle scuole e dal coinvolgimento di sempre più studenti. Le giovani generazioni sono così chiamate, come l’intera società, ad interrogarsi ancora oggi non solo sul passato ma sul presente e sugli elementi che rendono le nostre democrazie delle “democrazie fragili”. Il suo intervento si sposta poi al 1938, anno che segna un passaggio cruciale non solo in Italia, ma in quello che ha definito come la messa a sistema a livello europeo della macchina della discriminazione. Una macchina che ebbe un modello, quello tedesco, ma che poi ogni paese adottò con una propria impronta autoctona. Elemento comune: la discriminazione su base inconfondibilmente razziale e non religiosa, a partire dallo stesso concetto di razza puramente biologico. “Il processo di distruzione”, commenta Berruti, “prende il via dall’indifferenza”, indifferenza verso i provvedimenti che emarginavano, espropriavano prima di beni, poi di identità e poi della stessa vita, un gruppo che corrispondeva a meno dell1% della popolazione. “Isolati, senza beni e senza diritti, senza nulla” perché trasformati in nemici. Poi sottolinea la ragione ultima della Giornata della Memoria: chiunque di noi può far parte all’improvviso di un gruppo discriminato: “Il Giorno della Memoria interroga dunque la nostra identità”.
In chiusura l’intervento della Sindaca di Torino, Chiara Appendino, che prende il via dalla definizione del campo di concentramento di Auschwitz: “luogo dell’orrore scientifico”, che si arrestò il 27 gennaio 1945, ma che proseguì negli altri campi, fino al 5 maggio, quando venne liberato Mauthausen. Si rivolge poi alle vittime, ai sopravvissuti, a coloro che si opposero, a chi non si piegò. Un ultimo pensiero infine ad un momento specifico: l’inizio. “In quale gesto e simbolo è iniziato tutto? Quando si è superato senza più poter tornare indietro il confine tra il normale e il mostruoso?”, si chiede. A sancire la chiusura della cerimonia, le parole di Hannah Arendt: “Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso”.
Alice Fubini
(27 gennaio 2019)