Milano – La scuola di Via Eupili,una storia di resilienza
“Tu che passi per questa tranquilla via, ricorda che questo è stato, ogni volta che accetti che un altro abbia meno diritti di te”. La targa posta in via Eupili, a Milano, è un monito per chi vi passa: da questo 27 gennaio ricorda ai milanesi che il 5 settembre 1938, nel silenzio indifferente della città, la Comunità ebraica si dovette riorganizzare per far studiare i propri giovani, cacciati dalle scuole assieme a molti docenti inseguito alle infami Leggi razziste. Con coraggio e resilienza, il mondo ebraico aprì nelle palazzine ai civici 6 e 8 una scuola dove poter far proseguire agli studenti i propri corsi di studio e dove dare lavoro e dignità ai docenti espulsi. “L’importanza di queste targhe come delle pietre di inciampo, è fare capire che queste cose sono successe a Milano, nei luoghi in cui passiamo ogni giorno. E come allora possono ancora accadere”, ha sottolineato il presidente del Consiglio Comunale Lamberto Bertolé durante la cerimonia di svelamento della targa, condotta da Guido Lopez e frutto della collaborazione tra amministrazione, Comunità e Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (che in via Eupili ha la sua sede). “Questa targa è un grande riconoscimento dell’importanza di questo luogo, che ospitò la scuola ebraica prima durante il fascismo, e poi, a guerra finita, negli anni della ripresa”, il commento di Gadi Schoenheit, Consigliere della Comunità ebraica presente numerosa alla cerimonia, durante la quale Ersilia Colonna e Aurelio Ascoli hanno ricordato gli anni in via Eupili sotto il regime e la chiusura del 1943, una volta arrivati i nazisti in città. “Quella scuola fu un’isola di libertà intellettuale”, la bella definizione della storica Liliana Picciotto, che ha ricordato come tra i docenti figurarono figure di spicco dell’epoca, come Eugenio Levi, noto critico letterario, Vittore Veneziani, direttore del coro del Teatro alla Scala, Pio Foà, docente di latino e greco, respinto alla frontiera svizzera, arrestato e assassinato ad Auschwitz con due figli. “Questo istituto racconta di un esperienza di solidarietà e resistenza. Di riscatto nel pericolo. È la storia di un rischio perenne ed è un monito a non sottovalutare oggi i segnali negativi che emergono nella società”, il richiamo di Bertolé.
Il Giorno della Memoria milanese è poi proseguito con il tradizionale appuntamento del concerto “Milano ricorda la Shoah” al Conservatorio Giuseppe Verdi, dedicato quest’anno al centenario della nascita di Primo Levi. A leggere dei brani del grande scrittore torinese e Testimone della Shoah, Geppy Cucciari. Ad essere eseguiti sono stati invece Chichester Psalm di Leonard Bernstein. “La composizione è divisa in tre parti, i testi sono scelti dai Salmi di Davide; la numerazione segue la tradizione ebraica”, spiegava Lydia Cevidalli, docente di violino al Verdi e curatrice dell’iniziativa, organizzata dall’Associazione figli della Shoah, che per il 21 febbraio promuove un seminario per docenti dal titolo “Fare i contri con la nostra storia”.