In marcia per la Memoria
Run for Mem quest’anno a Torino? Già da un mese lo avevo sentito dire ed ero decisa a partecipare (tanto che avevo declinato inviti ad altri eventi del 27 gennaio), ma restava il dubbio sul percorso da scegliere: azzardiamo i dieci chilometri o è meglio optare per i quattro per avere il tempo di fare quattro chiacchiere con le persone che si incontrano? Quale percorso sceglieranno i miei amici? In preda a questi dubbi amletici, che mi hanno portato ad iscrivermi solo pochi minuti prima dello shabbat (perdendo così il diritto alla maglietta, che era destinata solo ai primi mille), mi domandavo con un po’ di apprensione quanta gente sarebbe venuta. Una corsa per celebrare il Giorno della memoria sarà il tipo di evento adatto ai torinesi? Sarà stata pubblicizzata in modo sufficiente? E gli ebrei torinesi? Verranno? Saranno diffidenti verso un evento proposto dall’esterno? O saranno impegnati di qua e di là tra mille altri appuntamenti? E che figura ci facciamo con l’UCEI e con le altre Comunità se gli iscritti sono pochi?
In giro non vedo più gente del solito. Speriamo in bene. La piazza della partenza, invece, è già bella piena; scorgo il Presidente della regione e altri personaggi pubblici, molte telecamere. 1600 iscritti, qualcuno mormora. Niente male. Un po’ alla volta spuntano gli ebrei torinesi. Uomini e donne, giovani e vecchi, vicini e lontani, di destra e di sinistra, religiosi e laici: una bella partecipazione trasversale, una volta tanto; incontro amici, parenti, conoscenti, persone venute da fuori. Qualcuno dice che siamo già 1800 e la gente ancora continua a iscriversi. Ci avviciniamo ai 2000.
Quasi tutti quelli che incontro hanno scelto i quattro chilometri (come la sottoscritta, del resto), quindi la prendiamo comoda. Si parte, ma ci si ferma volentieri a salutare qualcuno e farsi una foto insieme a qualcun altro (gettonatissimo il partigiano ultranovantenne con un bel cappello da alpino). Dopo un po’ il gruppo non è più tanto compatto; dove saranno finiti tutti gli amici che avevo trovato alla partenza? Saranno più avanti o più indietro? Non è facile seguire una marcia in cui la maggioranza dei partecipanti non ha segni di riconoscimento. Stiamo attraversando il centro di Torino, già affollato per conto suo di gente a passeggio e di turisti. Cerchiamo di seguire i pochi con la maglietta che vediamo un po’ più avanti. E loro chi stanno seguendo? Sarà poi questa la strada giusta? Quali luoghi della memoria dobbiamo incontrare? Mi lascio andare a meditazioni filosofiche: forse noi ebrei non siamo fatti per camminare compatti su percorsi obbligati. Chissà come facevano nel deserto a procedere ordinati tribù per tribù. Più facile immaginarli davanti al Mar Rosso che litigano sul da farsi. A proposito di Esodo, stiamo passando davanti al museo egizio. In effetti se durante il seder di Pesach si ricordano gli ebrei uccisi nella Shoah e la rivolta del ghetto di Varsavia non è inappropriato che nel giorno dedicato alla memoria della Shoah si ricordino anche la schiavitù e la liberazione dall’Egitto.
E adesso dove si va? Proprio nel momento in cui ci troviamo in due in una strada stretta appare miracolosamente la presidente dell’UCEI in persona. E dopo poco anche il vicepresidente. Più di così non si può chiedere. Ecco la Mole Antonelliana, che come sinagoga sarebbe stata un po’ sovradimensionata per le esigenze degli ebrei torinesi. Siamo raggiunti e sorpassati dai corridori degli otto chilometri. Proseguiamo per un po’ nella nello loro scia, poi li perdiamo, ma ormai si sa che la meta è piazza San Carlo e per una via o per l’altra tutti convergono là. Salutiamo gli amici ritrovati. Con l’arrivo di Shaul Ladany tra gli applausi si conclude l’evento. 2260 partecipanti! dichiara trionfante il vicepresidente dell’Unione. Forse anche di più. Un bel record, ma auguriamoci che Run for Mem 2020 possa batterlo.
Anna Segre, insegnante