Il confronto
Arriverà la primavera: prima ancora di annusarla, la preannunciano comunicazioni e pressanti inviti a gite scolastiche ed uscite culturali, con al seguito l’usuale noiosissimo e frustrante stuolo di burocratiche richieste di consenso con doppia firma e triplo salto mortale, raccolta di spiccioli (che non sono mai cifra tonda) per pagare trasferte, laboratori e visite, nonché ansiose indagini genitoriali moltiplicate dalla furente cassa di risonanza delle chat di classe.
Mandare il pargoletto in navigazione sul Brenta, quando il poverino è tanto delicato alle vie respiratorie, e l’acqua è indubbiamente umida? E la Ginetta, che ha in odio i pranzi al sacco all’aperto a causa delle formiche, sopravviverà ad un’uscita giornaliera con picnic sull’erba? Chi non perderebbe il sonno, in effetti, di fronte a tali dilemmi.
Debbo però ammettere che alcuni di questi quesiti hanno risvolti interessanti. Per esempio, l’opportunità di far partecipare una bambina ad una gita scolastica al carnevale di Viareggio. Dopo aver erroneamente pensato che il timore (o il desiderio) fosse smarrire almeno un paio di bambini nella confusione che suppongo vigere in una manifestazione di quel tipo, mi è stato spiegato, con la pazienza che si usa nei confronti di chi è un po’ lento di comprendonio, che no, la questione vera è un’altra. Mandare una bambina ebrea al carnevale sa di avodà zarà (Toseftà Avodà Zarà 1:4).
A me sarebbe piuttosto venuto in mente il carnevale di Roma con le sue umilianti vessazioni della popolazione ebraica tra fine Cinquecento e fine Seicento (e probabilmente anche oltre), ma non stuzzico ulteriormente il preoccupato genitore. Forse è bene non provare a consolarlo con la trita argomentazione che dopo, nel prosieguo scolastico della figlia, sarà peggio. Mi desola il pensiero delle sfide che lo aspettano, e in cui probabilmente si sentirà solo.
Dopo, ma tra non molti anni, dovrà confrontarsi con lo studio della storia dell’arte e le visite a chiese e monumenti religiosi cristiani. Con le ricerche di gruppo (altro tema da incubi notturni) il sabato pomeriggio ed i saggi sportivi il venerdì sera (ed il conseguente odio della progenie per non venire immortalata in fotografia dagli orgogliosi ma pur osservanti genitori). Dovrà affrontare l’iscrizione ad una scuola superiore in cui la ragazza perderà un giorno di lezioni ogni settimana, e relativo strascico di comunicazioni (grazie, chat di classe) per aggiornarsi la domenica su quanto svolto in classe e sui compiti assegnati, a meno di non presenziare a scuola (un edificio non lontano da casa, dove possa recarsi a piedi) come uditrice, beninteso priva di zainetto e libri.
Dovrà confrontarsi con i concerti delle scuole di musica nella chiesina del seminario dove si tengono le lezioni.
E con tutto quanto comporta vivere hic et nunc.
Sara Valentina Di Palma
(7 febbraio 2019)