Orrore a Gerusalemme
Un paese stretto nel dolore e vicino ai familiari di Ori Ansbacher, la 19enne israeliana uccisa e orrendamente mutilata da un 29enne palestinese, Arafat Irfaya, membro di una famiglia simpatizzante del gruppo terroristico Hamas, che a poche ore dall’arresto ha confessato l’assassinio.
Figlia di un rabbino, mortalmente colpita in un bosco vicino a Gerusalemme, Ori viveva nell’insediamento di Tekoa non lontano da Hebron. Durante lo straziante ultimo saluto, i suoi cari hanno ricostruito la voglia di vivere, la passione, i sogni di una ragazza che tutta Israele, in queste ore, sente un po’ come una figlia.
“Non ci faremo scoraggiare e non cesseremo la nostra lotta senza compromessi contro il terrorismo. Cercheremo i responsabili e i loro complici fin quando li troveremo e li puniremo nel modo più estensivo previsto dalla legge” aveva sottolineato il Presidente israeliano Reuven Rivlin appena appresa la notizia del ritrovamento del corpo. Il presidente ha inviato a nome di tutto il Paese le proprie condoglianze alla famiglia di Ori, definita una ragazza “dal cuore grande e generoso”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Premier Benjamin Netanyahu, che pure ha fatto pervenire un suo messaggio di vicinanza in occasione della cerimonia funebre.
In attesa che le dinamiche dell’assassinio e delle violenze vengano definitivamente chiarite, da segnalare la presa di posizione della ministra della Giustizia Ayelet Shaked che ha invocato la pena di morte per questo crimine. Per l’ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman, tale punizione “è necessaria per i terroristi”.
(10 febbraio 2019)