NARRATIVA Due sopravvissuti ai lager e la lunga caccia al loro aguzzino
Giaime Alonge / Il Sentimento Del Ferro / Fandango
Gli anni del secondo conflitto mondiale, il nazismo, la Shoah, la lunga catena di conseguenze politiche e geopolitiche che quegli avvenimenti hanno comportato, la richiesta di una nuova giustizia, le vendette consumate o, al contrario, lo slancio per un mondo migliore, sono materia ampiamente trattata dalla letteratura e dal cinema. Difficile immaginare un’ennesima variazione narrativa in un terreno così elaborato da scrittori e registi. Giaime Alonge (Torino, 1968) in questo suo ll sentimento del ferro (Fandango) dimostra che lo spazio c’è. La struttura del suo racconto è a metà tra la spy-story e il romanzo storico. Della prima ha l’andamento avventuroso, i colpi di scena, i rischi corsi dai protagonisti. Del romanzo storico ha la forza d’una documentazione informata, aggiornata, a volte quasi eccessiva nella meticolosa ricostruzione dei fatti. Protagonisti, due sopravvissuti ai campi di sterminio. Shlomo e Anton, che hanno sofferto o hanno We assistito a forme estreme di crudeltà; in particolare la sperimentazione di nuovi farmaci o tecniche chirurgiche su esseri umani trattati come neanche i topolini da laboratorio. Con il crollo del nazismo, nel 1945, ne sono comunque usciti vivi. Quasi quarant’anni dopo, nel 1982, sono entrambi in caccia del sadico maggiore Lichtblau, un valente chimico delle SS, che fu il loro tormentatore. Anton è stato arruolato quasi a forza dal Kgb che vuole impadronirsi delle formule studiate dal maggiore; Shlomo fa parte di una brigata ebraica di volontari (sconfessati dalle autorità d’Israele), votati a una spiccia vendetta: scovare i vecchi aguzzini e ucciderli. L’eccezionale livello del racconto viene dalla fusione sapiente delle sue componenti e dalla tecnica narrativa. I capitoli alternano vari periodi e differenti luoghi: il campo di sterminio con le sue atrocità, Roma nel 1982 la sera in cui si gioca la finale dei Campionati del mondo, il Sudamerica dove il maggiore s’è rifugiato e comanda una specie di esercito privato mentre sperimenta, nei sotterranei d’una vecchia fortezza spagnola, nuove droghe per il mercato degli Stati Uniti. II livello avventuroso assomiglia di necessità a quello di una qualunque agra avventura. Ma è la combinazione con gli eventi di quell’atroce periodo che dà all’intero racconto una dimensione di cui, in Italia, non ricordo precedenti. II finale è dedicato a Israele che dopo aver patito il turpe militarismo nazista, si trova oggi a dover dominare il militarismo di casa propria.
Corrado Augias, Il Venerdì, 8 febbraio 2019