…riduzionismi
I morti sono tutti uguali. Questa è la verità su cui il politically correct vorrebbe si concordasse. Ma la verità del politically correct è spesso una verità deformata, spesso falsata ad arte, direzionata da una visione ideologica malintenzionata.
I morti non sono affatto tutti uguali, e non sono tutti uguali i motivi della loro morte.
L’ebreo, il gay, il rom, gasato ad Auschwitz non è uguale al nazista che lo ha gasato. E la morte dell’uno non ha il significato della morte dell’altro. La magnanimità umanitaria di chi vuol farci riconoscere che l’idealismo del massacratore era sostenuto da un ideale è macchiata dalla volontà di assolvere i criminali. Post mortem. Questa operazione vergognosa la si è fatta per decenni in Italia per assolvere dai loro crimini il fascismo repubblichino. E la scoperta dei crimini post-bellici di molti partigiani è servita a favorire, per indebita compensazione, questa riabilitazione smemorata di un regime indegno e di coloro che vi hanno aderito. Anche in questo caso, i morti dell’una e dell’altra parte non possono essere equiparati ai fini di una finta pacificazione.
Né si possono equiparare i morti delle foibe ai morti di Auschwitz, come ha proposto in una sua audace dichiarazione il ministro Salvini. La foibe, per quanto scandaloso sia affermarlo, hanno accolto morti assolutamente innocenti, torturati e stuprati nel corpo e nella vita dalla crudeltà inaudita del comunismo titino, ma hanno ricevuto anche i fascisti che si erano precedentemente macchiati di analoghi crimini ai danni dei dalmati. Le bestialità non si compensano fra di loro, né si annullano. Le foibe non conferiscono aura di santità al fascismo, né il fascismo giustifica le foibe titine. Ma i morti nelle foibe non sono tutti uguali. E questa è un’altra verità, complessa, magari difficile da ammettere e da digerire.
Equiparare, allora le foibe ad Auschwitz significa usare i lager nazisti per assolvere il fascismo, ben nascosto fra le pieghe delle foibe. E significa ridurre il crimine assoluto e privo di ragione e giustificazione di Auschwitz a una vendetta (criminale) fra etnie diverse all’interno di una guerra (e di un dopoguerra) fra opposti schieramenti.
Se non si presta puntigliosa attenzione a questa retorica omologante si finirà per ritornare al ritornello riduzionista secondo il quale ‘i morti sono tutti uguali’. Proprio tutti. E il nazismo, magari, è un incidente della storia. E il fascismo ha fatto anche tante cose buone.
Dario Calimani, Università di Venezia