Ticketless
Legittime difese
Per la prima volta nella mia vita mi è capitato di perdere un libro preso in prestito da una biblioteca. Temo di averlo lasciato in treno. I libri non fanno gola a nessuno, chissà che non lo ritrovi agli oggetti smarriti, ma ci sono rimasto male. Per me i libri rientrano nel genere umano. Abbandonarli a se stessi su un treno e un po’ come scendere dimenticando un figlio. Dimenticare un figlio in treno per il vizio impunito della lettura è colpa più lieve che dimenticarlo nel posteggio di un centro commerciale. In breve, sarei per una legge che garantisse per i libri la legittima difesa che oggi viene invocata a gran voce per i tabacchini e i gioiellieri. Contro lo scempio che spesso si perpetra ai danni del libro sarei un legislatore severo.
Per una di quelle coincidenze che inseguo da quando scrivo queste righe, negli stessi giorni in cui provavo sensi di colpa per la mia sbadataggine e mi costituivo alla biblioteca, un amico mi segnalava lo scempio compiuto contro un libro che a noi tutti ci è caro, 16 ottobre 1943 di G. Debenedetti nella storica edizione che reca in copertina un disegno di Alberto Savinio (dettaglio che dovrebbe indurre ad un approfondimento del legame tra i due su temi connessi alla memoria e all’ebraismo). Si veda la foto qui a fianco.
Ora i funzionari della Biblioteca Nazionale di Firenze promettono il restauro, ma il libro, fra l’altro assai raro, è danneggiato irrimediabilmente dall’adesivo potente dell’etichetta appicciata sopra dal violentatore. Il pensiero va ad altre brutalità commesse da lettori che squarciano rilegature per meglio fotografare una pagina, così come un tempo si vedeva con le fotocopie dalle annate di quotidiani che finivan in brandelli. Ma non dimentico i bibliotecari che scaraventano con violenza su un carrello libri restituiti da chi durante il prestito li ha magari foderati con amore. Per non aprire il capitolo dolente delle sottolineature: libri postillati con pennarello da chi ci ha preceduto nel prestito (però talvolta mi è capitato di vedere postille intelligenti e sottolineature a biro non stupide). In biblioteca ho trascorso gran parte del mio tempo, ne riconosco a occhi chiusi i rumori e mi fa tenerezza l’odore dei libri e delle sale di consultazione al variare delle stagioni. Un crimine commesso lì dentro invoca giustizia.
Alberto Cavaglion
(13 febbraio 2019)