Dove? In Israele

baldacciIl numero di febbraio della rivista Dove presenta un inserto speciale dedicato interamente a Israele. È un inserto ben fatto, con fotografie bellissime e testi non banali che mettono in evidenza i diversi aspetti che motivano un viaggio in questo Paese. È un ulteriore segno del crescente interesse verso Israele come meta turistica, dove non sono assenti, naturalmente, le tradizionali motivazioni religiose ma dove queste sono poste in secondo piano rispetto ad altri stimoli, ad altre indicazioni, quali il trekking nel deserto del Negev o la conoscenza dei centri di ricerca scientifica e dei luoghi dove si sviluppano tecnologie che sono all’avanguardia nel mondo, il relax lungo le rive del Mar Morto o l’immersione nella dimensione giovanile di Tel Aviv.
Il 2018 è stato un anno record per il turismo in Israele, dove i visitatori sono stati più di 4 milioni. Ma si deve sottolineare che questo successo è dovuto essenzialmente al rinnovamento e alla differenziazione dell’offerta e al tempo stesso della domanda turistica. A lungo la motivazione per un viaggio in Israele è stata essenzialmente di tipo religioso e identitario, sia per gli ebrei che per i cristiani. Questa motivazione ovviamente non è venuta meno ma accanto a questa altre si sono fatte strada e si sono progressivamente ampliate. Sono quelle messe in evidenza dall’inserto di Dove ed altre ancora, che nella stessa rivista trovano uno spazio adeguato.
E tuttavia non si può dimenticare che nella scelta di fare un viaggio in Israele c’è sempre qualcosa in più di una motivazione esclusivamente turistica: conoscere Israele direttamente, dal vivo, nella sua realtà autentica, significa anche sbarazzarsi di tutto il ciarpame di fake news, di luoghi comuni, di stereotipi con cui la retorica antisionista ha avvelenato le menti di tanti giovani.
Angela Polacco Lazar, una delle più note guide d’Israele, ha chiuso con queste parole un suo post su Facebook, nel quale ricordava, insieme al recente barbaro assassinio della giovane Ori Ansbacher, quello avvenuto alcuni anni fa, negli stessi luoghi, di due adolescenti: «Parenti ed amici di Ori Ansbacher hanno proposto una iniziativa che prende il nome dal passo conclusivo dell’inno nazionale d’Israele, “essere un popolo libero nella nostra terra”, invitando tutti a visitare il Paese, a girarlo in lungo e in largo, a godere dei suoi paesaggi, dei suoi boschi e della sua natura come Ori, Kobi e Yosef avrebbero amato fare, così saranno ricordati e mantenuti in vita, affinché la loro memoria sia di benedizione». È un invito rivolto in primo luogo ai cittadini israeliani ma che possono far proprio i cittadini di tutto il mondo.

Valentino Baldacci