Machshevet Israel – Inciampare nel ricordo
Il 31 gennaio scorso Paola e Nathan hanno deposto la pietra di inciampo per Piero Sonnino (z’l). Prima che, diversi anni fa, mi capitasse di incontrare Paola, Piero era un (suo malgrado…) protagonista di alcuni dei racconti di mia nonna Flora. Lei – che si approssima ai 100 – non poteva essere fisicamente presente alla deposizione della pietra. Tuttavia se vi eravamo, tra gli altri amici e parenti, anche noi, di quel “ceppo Coen di Livorno” da cui veniva la madre di Piero Margherita (z’l), era merito di quei racconti; difficili storie lasciateci – in modo sobrio, a tratti freddo – in eredità. Le parole, a maggior ragione quando trasmesse nell’infanzia, orientano il nostro modo di vedere e agire, si incidono in noi e ci costruiscono. Così è per chiunque abbia sentito analoghe storie nelle proprie case, vuoi in quelle ebraiche vuoi in quelle di antifascisti – o di chi, rientrando in quelle categorie invise al nazifascismo, venne perseguitato. Racconti che si insinuano da qualche parte nella nostra mente, a pungolo. Non vi è, certo, alcun automatismo: a quei racconti si può rispondere in modi differenti, talvolta tra loro antitetici. Eppure sono lì, scalfiscono la nostra persona. Sono però, lo sappiamo, racconti parziali: di coloro che – fortunatamente – non sono stati presi, o a cui è stato dato in sorte di tornare. Quando inciampiamo nei nomi propri di chi è stato ucciso senza nome ci ricordiamo, allora, di quest’assenza. Piero, e così una sua cugina di secondo grado, Nella (z’l), non sono tornati a raccontare. Forse queste pietre potranno fare dei loro nomi fonte di benedizione: interromperanno, per un tratto, l’affaccendarsi in strada, sollecitando un interrogativo (“su cosa ho inciampato?”) e una forma, quasi, di imbarazzo (“ho calpestato un nome”). Nessuno ha potuto ascoltare i loro racconti. La consapevolezza di quest’assenza potrà però, similmente ai racconti ascoltati in prima persona, destare l’attenzione. Rivolgendosi indietro, dalla coscienza familiare alla conoscenza storica. E al presente, per evitare di calpestare – fosse anche senza accorgercene – persone in carne e ossa.
Cosimo Nicolini Coen