Qui Roma – Il Progetto Curricolo
‘Scuole ebraiche, visione di futuro’
“Per il mondo ebraico italiano la sfida è anche quella di internazionalizzarsi, di sprovincializzarsi. In questo senso i risultati sono tangibili, con tanti scambi in corso. Paradossalmente a mancare sono però esperienze di confronto a livello nazionale. Questo progetto vuole indicare una strada”.
Queste le parole con cui rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Educazione e Cultura UCEI, ha presentato ieri il Progetto Curricolo per le scuole ebraiche italiane (Trieste, Torino, Milano e Roma) promosso dall’Unione insieme agli stessi istituti e sotto la direzione del professor Shmuel Wygoda.
Quattro percorsi di studi ebraici, differenziati per scuola, comuni per metodologia e approccio scientifico. E un lungo impegno alle spalle, avviato cinque anni fa. “Al tavolo di lavoro – ha osservato il rav, nel corso di una presentazione che si è svolta al Centro Bibliografico UCEI – si sono sedute figure con una visione più tradizionalista e figure con una visione più laicista. Visioni diverse, ma anche la dimostrazione che le differenze che si superano con progetti concreti e fattivi”.
Accanto al rav lo stesso Wygoda, che nei giorni precedenti ha tenuto degli incontri mirati nelle quattro Comunità sede di una scuola ebraica, l’assessore a Scuola, Formazione e Giovani dell’UCEI Livia Ottolenghi, il coordinatore dell’apposita commissione Saul Meghnagi, la coordinatrice del progetto Odelia Liberanome. In sala tra gli altri anche l’ex assessore dell’Unione Daniela Pavoncello, sotto il cui mandato fu avviato questo sforzo.
“Oggi siamo arrivati al momento conclusivo del percorso. A monte c’è un grandissimo lavoro alle spalle, che val la pena sfruttare. Un’esperienza arricchente per tutti, per i ragazzi e per i docenti che sono stati formati in questa direzione. Uno strumento che non è rigido, ma che si può adottare per le diverse realtà” ha sottolineato Ottolenghi. La sfida, ha aggiunto l’assessore, è adesso quella dell’implementazione delle 222 unità didattiche predisposte. “Adesso – ha poi osservato Meghnagi – è fondamentale capitalizzare quanto già acquisito e costruire un percorso che guardi al futuro, attraverso un network di docenti e operatori. Come commissione, in accordo con l’assessorato, sarà nostro compito quello di verificare il modo di dare un contributo al progetto”.
Un particolare apprezzamento è stato rivolto alla figura di Wygoda, che per le sue competenze sia dei testi della Tradizione che dei metodi pedagogici “fa da solo, quello che normalmente faremmo in due”.
È stato poi proprio Wygoda a tracciare l’itinerario che ha portato alla realizzazione del progetto, con parole di gratitudine per tutte le figure e realtà che a tutti i livelli hanno collaborato. “Sono state investite molte ore di lavoro e impegno. Tutti – ha affermato – hanno operato nel migliore dei modi per assicurare la continuità dell’ebraismo italiano”. Un progetto unico nella Diaspora, ha poi proseguito Wygoda ricordando l’iniziale tentativo di predisporre un unico modulo per le quattro scuole poi accantonato. “Visitandole – ha spiegato – mi sono però reso conto che è impossibile mettere sullo stesso piano realtà così diverse da un punto di vista sociologico, educativo, religioso. Il lavoro è stato quindi particolarmente significativo e sono grato alla determinazione dell’UCEI per averci sostenuto”.
Come riconosciuto anche da Liberanome, l’esperienza si è rivelata preziosa per tutte le professionalità coinvolte. E ha permesso di rafforzare una “visione ebraica” della propria offerta formativa, eventualmente adattabile anche per altre realtà educative come ad esempio i Talmud Torah.
È stata la stessa Liberanome poi a mostrare, nel concreto, le caratteristiche e la funzione di queste 222 unità. Numerose le domande e proficuo il confronto che vi è stato con gli insegnanti ed educatori presenti in sala.
(15 febbraio 2019)