Al Museo si impara la finanza

La retorica antisemita su presunti complotti finanziari, su mani e manine che controllano le nostre economie, non è mai passata di moda. L’idea che ci sia un grande burattinaio che incide sulla situazione economica di un paese o dei singoli fa da scudo ad ogni errore, alleggerisce dalla responsabilità delle scelte politiche fatte. Il problema è che queste teorie – e lo ricorda su Pagine Ebraiche la sociologa del Cdec Betti Guetta – sono tornate d’attualità e nel nostro paese trovano un terreno fertile anche a causa di una generale ignoranza quando si tratta di temi finanziari. Giovanna Paladino, direttore del Museo del Risparmio, spiega a Pagine Ebraiche, che “gli italiani avendo un basso livello di conoscenza in materia di gestione del denaro preferiscono delegare e/o non assumere le responsabilità delle proprie scelte convinti che, nel caso in cui le cose vadano male, per un qualche sorta di miracolo tutto possa tornare a posto. Non hanno assolutamente chiaro il funzionamento dei mercati finanziari.” E per rispondere a questa esigenza, per costruire una società maggiormente consapevole in materia di economia, è nato nel 2012 a Torino il Museo del Risparmio, diretto da Paladino e promosso da Intesa Sanpaolo. “La nostra idea è nata all’indomani della grande crisi finanziaria del 2011. Dati alla mano è emerso chiaramente che chi aveva meno educazione finanziaria è stato maggiormente colpito dalla crisi, ha perso più soldi. Per questo abbiamo pensato di costruire un ente che promuovesse dal basso proprio l’educazione finanziaria”. Da qui l’idea di creare, nella storica sede torinese dove nel 1563 nacque l’Istituto bancario San Paolo, il Museo del Risparmio: un laboratorio interattivo più che un museo classico (anche se nella “Sala del risparmio” c’è un’interessante esposizione di oltre 1500 salvadanai di tutte le forme ed epoche) incentrato sull’educazione economico-finanziaria di giovani e adulti, con l’ambizione di non annoiare e di contribuire a far risalire la media italiana – agli ultimi posti nel mondo – delle conoscenze finanziarie di base. “Lavoriamo molto con gli studenti delle scuole primarie, i loro genitori e gli insegnanti. Cerchiamo di rendere divertenti e semplici temi che in genere sono considerati noiosi. spiega Paladino Tra le prime questioni che tocchiamo, il tema del denaro: nel nostro paese è diffusa un’idea negativa dei soldi, ‘lo sterco del diavolo’. Noi cerchiamo di far capire che si tratta solo di un mezzo, non ha accezioni negative o positive”. A riguardo, sottolinea la direttrice del Museo del Risparmio, durante i diversi workshop “gli adulti hanno evidenziato una certa ansia nel parlare di denaro o ad esempio a rendere pubblico il proprio reddito. Ma è un approccio da superare”. Sgomberare il campo dunque da ogni impronta moralistica legata al denaro ed insegnare, tra le altre cose, ai genitori a gestire uno strumento dal valore educativo come la paghetta: un tema, quest’ultimo, a cui è dedicata un’interessante guida pubblicata sul sito del museo. “L’ingresso a scuola – si legge nella guida è il momento più adatto per muovere i primi passi nel mondo del denaro: i bambini sviluppano una sensazione delle quantità e delle grandezze, e sono in grado di fare calcoli su piccole somme. Con la paghetta iniziano a prendere confidenza con l’uso del contante e a gestire le proprie necessità”. “La paghetta può essere un modo per dare ai ragazzi autonomia di scelta e migliorare la loro capacità di pianificazione di lungo termine – spiega Paladino In Italia pochi genitori hanno l’abitudine di dare la paghetta ai propri figli e nella guida si spiega come farlo, quanto è l’ammontare corretto. è un’occasione importante, perché è provato da studi empirici che chi riceve una paghetta da piccolo impara ad avere una migliore gestione del denaro da grande; a fare rinunce e prendere decisioni consapevoli rispetto alle proprie necessità e a come dare forma ai propri desideri”.
Tanti i progetti sviluppati dal Museo del Risparmio, che in media accoglie 12.000 visitatori l’anno, di cui la metà sono studenti, che usufruiscono dei percorsi guidati, delle visite didattiche e del ricco programma di iniziative per specialisti e per il pubblico generalista. Tra i progetti, è partito lo scorso ottobre una iniziativa itinerante denominata S.A.V.E. (Sostenibilità, Azione, Viaggio, Esperienza), rivolto alle scuole primarie e secondarie e realizzato dal Museo assieme BEI Institute e Scania, con la collaborazione di Intesa Sanpaolo. Un camion con semirimorchio, allestito come un vero e proprio laboratorio interattivo, che ha attraversato la penisola per coinvolgere, attraverso un approccio ludico, i più piccoli e insegnare loro l’abc del risparmio di risorse scarse tra cui il denaro. L’istituzione torinese si occupa anche di attivare laboratori per le fasce considerate più deboli dal punto di vista dell’educazione finanziaria, in particolare donne e migranti. Da un’indagine del 2017 promosso dal Museo del Risparmio, ad esempio, emerge che una donna su cinque non ha un conto corrente. Questa percentuale raddoppia quasi nel Sud Italia. “Molte donne italiane non gestiscono il rischio. In alcuni casi, non rari, non sanno neanche in quale banca il marito abbia il conto. Le donne devono recuperare terreno su questo fronte e con il museo abbiamo attivato dei workshop per far capire che rischiare è un mestiere da donne”. Proprio la comprensione del rischio è uno dei punti chiave citati da Paladino per avere un cittadino maggiormente consapevole nella gestione del proprio denaro, assieme alla conoscenza di altri tre punti “il rendimento, la diversificazione e la pianificazione degli obiettivi tra breve e lungo periodo”. “È l’intero sistema che ne beneficia quando i singoli cittadini sanno fare scelte responsabili, informate ed oculate rispetto ai propri risparmi”. E, aggiungiamo noi, quei cittadini avranno anche sviluppato quegli anticorpi necessari a difendersi dalle velenose teorie del complotto e da chi propone ricette semplici e pericolose.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche Febbraio 2019