Per capirci
Alcuni concetti, per contarci, poiché a volte necessita il farlo:
1) l’aggressione ad Alain Finkielkraut è contro ognuno di noi: noi democratici, noi che crediamo nelle virtù repubblicane, noi che cerchiamo nella mediazione democratica la ragione della nostra stessa coesione;
2) colpire un uomo indifeso, in quanto esponente di una minoranza al contempo nazionale (un intellettuale francese ebreo, laico e repubblicano) e transnazionale (poiché espressione di un pensiero di vita che travalica i confini degli Stati) è lo strumento per brutalizzare l’intera collettività, francese ed europea, riconducendola alla sue pulsioni più elementari e primitive;
3) sempre più spesso l’antisemitismo utilizza l’”antisionismo” come vettore di autoaffermazione e di manifestazione pubblica; sempre più spesso dovremo confrontarci con questo stato di cose;
4) le minoranze, quando la maretta si fa aspra e continua, non si bastano da sé, ovvero non possono pensare di difendersi in proprio: in gioco, infatti, sempre più spesso è ciò che resta della democrazia liberale e sociale; se questa tramonta – e c’è chi spinge oramai apertamente in tale senso – a crollare saranno i più, ossia quanti appartengano alla minoranza bersagliata ma anche coloro che sono parte di una maggioranza che si trascina verso il disordine;
5) le esecrazioni, gli alti lai, possono servire per marcare il rifiuto morale ma di certo non bastano da soli: il problema, infatti, è politico, essendo l’indice di un declino (infelice) della convivenza civile. Se non si rimette in moto la macchina della coesione sociale (e al momento non se ne hanno segnali in tal senso), il panorama rischia di farsi sempre più scuro;
6) la etnicizzazione delle democrazie in Europa è un abisso che porta alla loro morte: attaccare gli ebrei, ai quali si imputa di essere al medesimo tempo “falsi patrioti” e ed esponenti di una imperitura “internazionale “ basata sul “complotto”, serve a neutralizzare le difese collettive contro la decadenza civile;
7) il vero fuoco del problema, sul piano politico, è la saldatura tra diffusi malumori, quei mal di pancia che attraversano l’intero Continente, crisi della rappresentanza, scollamento tra istituzioni e cittadini da un lato e, dall’altro, “imprenditori politici della paura e del malessere”, che hanno inteso come profittevole l’attuale stato delle cose (e che quindi si adopereranno per fomentare le divisioni);
8) da tempo si sta cercando di sdoganare l’antisemitismo: lo si fa non solo con le tradizionali manifestazioni di avversione (e le aggressioni fisiche) ma anche con i coming out “liberatori” (“gli ebrei, che rompiscatole…”), i quali fingono di essere disinvolti e di volere “far ridere” quando invece deridono; calcolare la tara di ciò che sia peggio dell’una cosa rispetto all’altra è non avere capito quale sia il mortifero gioco delle parti che invece si è da tempo innescato;
9) se tramonta l’Europa unita, per quanto questo progetto possa risultare estremamente anchilosato e a tratti quasi anacronistico, il futuro delle minoranze nazionali sarà senz’altro a rischio; poiché l’integrazione delle maggioranze è la premessa ed il contesto affinché venga riconosciuto e praticato il pluralismo dentro il quale si possono liberamente muovere tutte le persone, nessuna esclusa aprioristicamente;
10) la crisi delle democrazie liberali e sociali porta con sé, sempre e comunque, il bisogno di un qualche “totalitarismo” (politico, culturale, etico, ideologico, civile): non è il prodotto di una generica “ignoranza” bensì della ricerca di protezione, sotto l’egida deresponsabilizzante un potere assoluto di ritorno. I movimenti anarcoidi, nello sfrangiare le istituzioni esistenti, preparano il terreno a questa soluzione.
Claudio Vercelli