Milano – Il ’38 nell’accademia italiana
“Mi ricordo bene il silenzio indifferente di chi voltò la faccia da un’altra parte; di chi dopo la guerra mi chiese, ‘ma tu Segre che fine hai fatto? Come mai il tuo banco è rimasto vuoto? Dove sono i tuoi genitori?’ Mi ricordo dei loro genitori che avranno detto ai figli, ‘non telefonare alla Segre, non invitarla alla tua festicciola, sai con questi ebrei è meglio non avere a che fare”. In questi gesti semplici e crudi, la senatrice a vita Liliana Segre ricorda la dolorosa indifferenza di chi si preoccupò degli ebrei solo una volta finita la guerra. “Come si combatte questa indifferenza, dopo tanti anni di silenzio profondo? Ci vogliono parole d’amore scambiato con chi ami, ci vuole il neonato che stringi tra le braccia, ci vuole diventare nonna”, ha spiegato a studenti e docenti Segre in occasione dell’inaugurazione della mostra “Razza e istruzione – Le leggi anti-ebraiche del 1938” all’Università Bicocca di Milano, tra le promotrici dell’iniziativa assieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e al Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. La lectio magistralis della senatrice a vita, sopravvissuta ad Auschwitz, ha concluso una intensa giornata di lavori, curata da Marina Calloni, che ha visto alternarsi diversi interventi concentrati sul legame tra istruzione e Leggi del 1938.
La mostra fotografica e documentaria, invece, è aperta al pubblico fino al 15 marzo nella Galleria dell’Aula Magna, al piano terra dell’edificio universitario U6. L’esposizione, spiega l’ateneo, è inedita ed è basata su materiali d’archivio e bibliografici, molti dei quali esposti per la prima volta. La mostra è il risultato del lavoro di ricerca e della collaborazione fra tutte le istituzioni e le fondazioni coinvolte nel progetto e ripercorre la genesi e l’applicazione delle leggi razziste nel campo dell’istruzione pubblica attraverso materiali provenienti da istituzioni culturali milanesi e nazionali: dall’emanazione delle leggi all’esclusione dei docenti universitari, sino al reintegro di coloro che furono discriminati nel 1938.
“È importante per tutti – ha sottolineato Segre, applaudita a lungo dal pubblico – ma soprattutto per i giovani studenti, comprendere che salvare dall’oblio quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e a non anestetizzare le coscienze”. “L’Università di Milano-Bicocca è onorata di accogliere la senatrice Segre – le parole del rettore dell’Ateneo Cristina Messa – e la sua preziosa testimonianza ricorda a noi tutti l’importanza di valori quali l’onestà, la giustizia e la solidarietà sociale per non cadere nella pericolosa trappola dell’indifferenza. A 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali, il nostro Ateneo riafferma con questa mostra la libertà della cultura e della ricerca, che è responsabilità di ogni Università tutelare per formare una società inclusiva e dai pari diritti”.
Tra gli oratori del convegno – aperto dai saluti di Sira Fatucci, responsabile dell’area Memoria per l’UCEI, e dal direttore del Dipartimento di Sociologia Giampaolo Nuvolati – il direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera e Daniel Fishman (Le classi invisibili: le scuole ebraiche in Italia dopo le Leggi razziste) e lo storico Michele Sarfatti (La legislazione antiebraica fascista nelle scuole e nell’università).