Milano – Nuovi e vecchi fascismi
“Il fascismo non è un’ideologia: è un processo. Il leader che vuole emergere alimenta divisioni nella società, scaglia una tribù contro un’altra. Poi, però, riunifica, o comunque conquista un consenso vasto, chiamando tutti alla lotta contro un nemico esterno magari inventato. O ingigantito. Può trattarsi di un governo straniero, o di uno sbarco di migranti presentati come quelli che rovinano la tua vita, che ti rubano il lavoro”. Così Madeleine Albright, ex segretario di Stato Usa, spiegava in una recente intervista quali sono gli strumenti che adotta chi imposta la propria politica con un’impronta fascista . Un tema a cui Albright ha dedicato il libro Fascismo. Un avvertimento (Chiarelettere), di cui si è discusso al Memoriale della Shoah di Milano in occasione della seconda serata della nuova edizione del ciclo “Premesso che non sono razzista – come nasce il pregiudizio e come combatterlo”. A confrontarsi sul libro dell’ex segretario di Stato americano, Walter Veltroni e Mara Gergolet, capo della redazione Esteri del Corriere della Sera. Richiamando la Albright, Veltroni ha sottolineato che l’attuale fase storica è paragonabile agli anni ’30 del Novecento sotto alcuni aspetti: in particolare la crisi economica. “È la più lunga mai vissuta, almeno per questa parte di mondo. Questa è la prima generazione in cui la fiducia nel fatto che il padre operaio avrebbe visto il figlio professore si è risolta nel contrario. Non possiamo pensare che non abbia effetto”. In più, sottolinea Veltroni, c’è una “crisi della democrazia rappresentativa collegata a un mutamento delle condizioni cognitive: noi sappiamo le cose in modo molto diverse rispetto al passato, tutte le informazioni ci arrivano a grande velocità, sono di impatto emotivo, che siano vere o false, sono semplificate”. Questa massa di informazioni veloci e semplici si scontrano con la “democrazia lenta e complessa per definizione, perché processuale. E così oggi passa il messaggio che basta l’uomo forte” per risolvere i problemi, l’analisi di Veltroni.