Prospettiva

Democrazie sempre più in crisi, antisemitismo in crescita, razzismo in crescita, intolleranza sempre più diffusa, rispetto per gli altri sempre più scarso, social network che propagano sempre più odio. E se poi si confrontano certi segnali con la storia dell’ultimo secolo i motivi di preoccupazione crescono ulteriormente. E ancora: sempre più allievi o conoscenti che scappano all’estero perché in Italia non vedono prospettive, e al contempo l’impressione che non ci sia un posto dove andare che non rischi di essere peggio ancora. Neppure Israele – a sentire le persone che ci abitano con cui ho avuto ultimamente occasione di parlare – è immune da segnali inquietanti.
Queste sono cose che dico e ripeto quotidianamente ad amici, parenti e colleghi che dicono e ripetono le stesse cose quotidianamente. Ma ci crediamo davvero? Onestamente non lo so. Personalmente mi rendo conto, anche se ripeto queste cose dalla mattina alla sera, che non ci credo realmente fino in fondo. Le ripeto come per una sorta di scaramanzia, ma in fondo dentro di me coltivo un insopprimibile fondo di ottimismo: la gente prima o poi si renderà conto e reagirà, le cose si aggiusteranno, salteranno fuori possibilità inaspettate, si apriranno nuove prospettive per Italia e per l’Europa, si apriranno prospettive di pace per Israele e per il Medio Oriente. Anche qui, in fondo, gli esempi storici di mutamenti repentini e insperati non mancano.
A volte mi dico che si tende a giudicare il tempo passato con la benevolenza con cui gli insegnanti giudicano gli allievi passati (che, a sentir loro, sono sempre migliori di quelli presenti): si ricordano facilmente le cose positive e ci si dimentica delle arrabbiature e delle delusioni. Lo stesso, forse, accade per la storia: tanto per fare un esempio, negli anni della mia infanzia – oggi rimpianti come un’epoca di sviluppo, crescita dei diritti, ottimismo e grandi ideali – la mia città era funestata da una violenza terrorista che i miei allievi di oggi non riescono nemmeno a immaginare. Dunque forse il pessimismo è solo dovuto a un errore di prospettiva.
Altre volte però mi chiedo: anche i miei nonni negli anni ’30 avranno coltivato questo medesimo ottimismo di fondo? Anche loro avranno pensato che in fondo il pessimismo era dovuto solo a un errore di prospettiva?

Anna Segre, insegnante

(22 febbraio 2019)