“Maturità, la storia deve esserci” L’appello al ministro Bussetti
Per la senatrice a vita Liliana Segre “un esame di Maturità senza la storia mi fa paura”. Ed è per questo che ha chiesto un incontro al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Spera di convincerlo a reintrodurre la Storia come traccia nella prima prova scritta d’esame. “Vorrei capire il perché della soppressione della storia, che ritengo un atto molto grave. – afferma a Repubblica la Segre – Io mi sono sempre occupata di memoria. Ma memoria e storia vanno insieme. Da trent’anni rendo testimonianza sulla Shoah nelle scuole, e vedo la fatica che talvolta fanno i professori per contestualizzare il mio racconto. Può capitare che nell’ultima classe delle superiori non si arrivi a svolgere l’intero programma e ci si fermi alla Grande Guerra. Invece sarebbe utile studiare i totalitarismi, i genocidi e la complessità di tutto il Secolo Breve”. Negli ultimi otto anni, meno del 3 per cento degli studenti ha scelto la traccia storica. “Troppo pochi”, sottolinea la sopravvissuta che d’altro canto spiega come la soluzione non sia la cancellazione della traccia dalla prima prova. “Non ci si pone il problema di come venga insegnata. I docenti sono ancora capaci di rendere affascinante lo studio del passato? Lo dico con grande rispetto per figure eroiche che in Italia non vedono riconosciuto il proprio ruolo. Che entusiasmo si può coltivare con una remunerazione che svilisce? Detto ciò, io mi imbatto spesso in professori molto bravi e nutro una gratitudine enorme per quello che riescono a fare”.
Oscar e razzismo. Diversi quotidiani parlano oggi della serata degli Oscar come un evento antirazzista: “Come se una regia occulta avesse voluto richiamare la nostra attenzione sulla diversità, la tolleranza, anche il buonismo, invece della divisione, la cattiveria e l’odio che sembrano prevalere ovunque. – scrive La Stampa – La statuetta per il miglior film l’ha vinta Green Book, che racconta l’amicizia tra l’autista italo-americano di un musicista nero, mentre negli anni Sessanta percorrono il Sud segregato e razzista degli Stati Uniti”. I critici non l’hanno amato, perché lo considerano una visione retrograda e un po’ consolatoria dei rapporti razziali, sottolinea il quotidiano. Per questo il regista Spike Lee – Oscar per la migliore sceneggiatura non originale per il suo BlacKkklansman – lo ha bocciato, sottolinea il Corriere. “Sono felice che il nostro film contro ogni forma di razzismo, al di là di ogni controversa opinione, abbia vinto tre Oscar: miglior film, sceneggiatura originale e per me la statuetta come attore non protagonista. – afferma al Corriere l’attore Mahershala Ali, parlando di Greenbook – È una pellicola su una storia realmente accaduta, sui cambiamenti causati dall’amicizia che può nascere tra persone che hanno culture e valori diversi”.
Una mostra per Arpad Weisz. Ha aperto ieri al Memoriale della Shoah di Milano “Arpad Weisz. Se il razzismo entra in campo”, mostra realizzata in collaborazione con il Museo ebraico di Bologna e la casa editrice Minerva e con il patrocinio di Inter e Bologna. Alla mostra, che rimarrà aperta fino al 14 aprile, Tuttosport dedica oggi ampio spazio. “Tocca a noi trasmettere questi valori fondamentali ai nostri giovani”, le parole dell’ad dell’Inter Beppe Marotta, presente all’inaugurazione.
Al Sisi contro l’Ue. Al summit Ue-Lega Araba a Sharm el-Sheikh il premier italiano Giuseppe Conte ha avuto un incontro bilaterale con il presidente egiziano al Sisi, oggi su tutti i giornali per la sua difesa della pena di morte: “la pena di morte che viene decisa in Egitto è uno strumento per tutelare i diritti delle vittime degli attacchi terroristici ed è parte della cultura e dei valori della regione”, ha affermato Sisi, a cui Conte ha ricordato che il governo e l’opinione pubblica in Italia attendono una risposta dalle autorità egiziane su Giulio Regeni (Repubblica). Durante il Summit la Lega araba, spiega la Stampa, ha dato appoggio unanime al presidente palestinese Abu Mazen, “che ha ribadito la necessità di dar vita a uno Stato palestinese indipendente e sovrano con Gerusalemme Est capitale”.
Sardegna ed equilibri di governo. “Io col vecchio centrodestra non tornerò mai, questo deve essere chiaro. Governiamo insieme nelle regioni, nei comuni. Ma finisce lì”. Nemmeno questo 47 per cento le fa cambiare idea? “No”. Così il vicepremier Matteo Salvini dopo le elezioni in Sardegna che hanno sancito la vittoria del candidato di centrodestra Christian Solinas (con solo il 12% alla Lega) il tracollo del Movimento Cinque Stelle e un piccolo passo avanti della sinistra. “A livello nazionale per me non cambia nulla.- afferma Salvini al Corriere – Con Di Maio ci siamo messaggiati e ci vedremo a breve per parlare di economia”. Per il direttore del Foglio Cerasa il voto in Sardegna è un segnale contro il populismo.
L’Iran dei falchi. Rispetto alla situazione del Medio Oriente si discute sul significato dell’incontro tra il dittatore siriano Assad e la la Guida suprema Ali Khamenei e della contestuale decisione del ministro degli Esteri iraniano Jawad Zarif, uno degli architetti dell’accordo sul nucleare, di dimettersi. “Due eventi – scrive La Stampa – che aprono la strada al ritorno dei falchi in Iran, con il presidente riformista Hassan Rohani indebolito e il fronte dei Pasdaran galvanizzato dal successo in Siria”. “È un nuovo clima, dove le capacità di mediazione di Zarif, i suoi ottimi rapporti con gli europei, sono ormai giudicate superflue dall’ala dura del regime, pronta a lasciare l’accordo sul nucleare e a rispondere colpo su colpo all’America di Donald Trump”.
Londra tra Brexit e il bando su Hezbollah. Distanziandosi dalla posizione comune europea sul Libano, la Gran Bretagna ha inserito nella sua lista delle organizzazioni terroristiche anche l’ala politica di Hezbollah, il Partito di Dio sciita alleato dell’Iran che è presente con tre ministri nel governo di Beirut, racconta il Messaggero. Un passo di politica estera significativo in una Gran Bretagna concentrata però sul tema della Brexit: Jeremy Corybn, leader laburista, è stato costretto a cambiare idea e ha appoggiato l’idea di un secondo referendum sulla Brexit. “Il partito come si schiererà? Si vedrà”, sottolinea Repubblica, parlando di una mossa politica per arginare la crisi interna ai laburisti. “Ora, – spiega il quotidiano- l’obiettivo principale di questa giravolta di Corbyn è fermare l’emorragia di deputati del suo partito dopo le accuse di antisemitismo e antieuropeismo”.
Il patto contro l’antisemitismo. Il leader del Partito popolare europeo Manfred Weber ha detto che proporrà un patto contro l’antisemitismo per dare un messaggio chiaro all’Europa. “Ma il Partito popolare – scrive il Foglio – ha i suoi piccoli grandi scheletri che scalpitano da dentro l’armadio e qualcuno ha fatto notare a Weber che sarà difficile prendere iniziative importanti con Viktor Orbán nel Ppe. Il premier ungherese conduce una sistematica campagna di un antisemitismo nemmeno troppo velato contro il miliardario George Soros”. “Dalla parte dei socialisti – sottolinea il quotiiano – è Frans Timmermans che ha promesso che si impegnerà a combattere contro “questo flagello”, mentre la scorsa settimana in Gran Bretagna un gruppo di parlamentari laburisti ha lasciato il partito in polemica con il leader Jeremy Corbyn e con i suoi attacchi contro gli ebrei. Tutti hanno il loro programma per combattere l’antisemitismo, è urgente, le iniziative aumentano ma gli episodi di violenza contro gli ebrei non si fermano”. Sul Foglio si racconta anche dell’inchiesta del francese Le Parisien in merito a un fenomeno interno all’ebraismo d’oltralpe: “la diaspora degli ebrei di Parigi verso l’ovest, e in particolare verso il Diciassettesimo arrondissement, dove il rischio di farsi trattare da “sale juif” è praticamente inesistente”. “È la nuova Terra promessa esagonale!”, scrive il Parisien.
Contro l’odio. Il quotidiano cattolico Avvenire ospita oggi diverse riflessioni sul tema dell’odio degli altri. Per lo storico Marco Impagliazzo i messaggi antisemiti inviati a una trasmissione di Radio3 sono la dimostrazione che la platea degli odiatori che si palesano si sta allargando. La vicepresidente del Memoriale della Shoah di Milano Milena Santerini parla in particolare di antisionismo e antisemitismo. “Si può essere antisionisti senza per questo essere antisemiti. – sostiene Santerini – Tuttavia, oggi, sempre più spesso, non siamo di fronte alla legittima critica alla politica di Israele, ma a uno scivolamento verso i cliché antisemiti del passato”. “Accanto all’antisemitismo di ‘destra’ razzista si diffonde sempre di più quello terzomondista e anti-imperialista, – prosegue – forse perché, come osserva Gadi Luzzatto Voghera, sembra più presentabile di quello ‘classico’ che ha portato alla Shoah; mentre la memoria impallidisce, scrive il rabbino Jonathan Sacks, si accusa di razzismo Israele. La sua diffusione tra gli immigrati musulmani e le giovani generazioni islamiste radicali fa il resto”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked