responsabilità…
“E io che ci posso fare?”. “Se la società che mi circonda è tutta basata su falsi da una parte ed esagerazioni dall’altra, se i politici non fanno che mentire in continuazione e anche sul lavoro non tutto è così pulito, io mica posso da solo cambiare le cose!”. In effetti no, nessuno cambia il mondo da solo. Però l’autoindulgenza non è lecita. Se niente è perfetto, vi sono comunque cose fatte meglio e altre peggio. Se nulla è perfettamente immacolato, esistono macchie più o meno grosse. Il dettame biblico “ti allontanerai dalla menzogna” (Shemot, 23:7) implica un’azione, l’allontanarsi, il prendere le distanze. Non mentire non basta. Quei commentatori che contano questo come uno dei 613 precetti (vi è chi invece lo accorpa ad altri), lo annoverano appunto fra i precetti positivi. È dunque una cosa da fare, non qualcosa da cui astenersi.
I risvolti pratici sono difficili da stabilire, dato che le circostanze possono essere le più variabili. Il Talmud (TB Shevu’òt, 30b-31a) riporta un numero eccezionalmente ampio di esempi. Sono tutti esempi legati al giudizio: ben sappiamo infatti che un potere giudiziario sano e solido è visto dall’ebraismo come colonna portante di una società giusta. Si tratta di raccomandazioni procedurali, dato che il divieto di emettere falsi giudizi è già sancito altrove: non mettere a disagio una delle due parti, non dare all’una più tempo che all’altra, non dare neanche la sensazione che a priori il giudice sia più vicino all’una che all’altra. Ma anche l’obbligo di non unirsi in giudizio a chi si sospetta non essere onesto, non ricorrere a trucchi e espedienti, ecc. Dal mondo giudiziario possiamo imparare per la vita quotidiana: il mondo reale è pieno di insidie, di troll e di fake news e nessuno è immune da inganni. Però l’obbligo di indagare prima di aderire o meno a un’iniziativa, di verificare le fonti prima di diffondere una notizia, incombe su tutti noi. Dire “io non ho fatto niente di male” non basta. E certo, anche una formulazione tendenziosa o ambigua per scritto è vietata, benché alla lettera il versetto della Torà si riferisca a “parole di menzogna”.
Rav Michael Ascoli
(26 febbraio 2019)