Roma – Arte per la Memoria
Tra arte e documenti per non dimenticare. È il sottotitolo della personale “Le tracce del treno della vita” dell’artista Adi Kichelmacher, esposta a Roma presso la Fondazione Museo della Shoah con la curatela di Ermanno Tedeschi.
Elaborazione del ricordo e delle ferite familiari che, ha spiegato l’artista, nata in Israele ma residente a Roma, parte dalle vicende vissute personalmente dai propri nonni Esther e Bernard. Un percorso avviato quando ancora erano in vita, un anno fa, e che è loro dedicato in memoria. “Un cerchio che si chiude” commenta Kichelmacher, ieri protagonista all’inaugurazione della mostra in compagnia del curatore, del presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e dell’addetta culturale dell’ambasciata israeliana Michele Seguev. Ventotto le opere esposte, introdotte da un video con documenti e foto in un flashback temporale che sottolinea l’oscillare del tempo e il ripetersi della storia.
“Adi Kichelmacher guarda al passato con gli occhi di un’artista contemporanea che vuole, attraverso le sue opere, lanciare un messaggio di speranza, affinché ciò che è stato non si ripeta mai più. L’esposizione – il commento di Venezia – mostra come l’arte può divenire un mezzo per raccontare al visitatore, da un punto di vista personale, uno tra gli innumerevoli rivoli della grande Storia, in cui è sempre ben presente lo sguardo al futuro”.
“Adi Kichelmacher guarda al passato con gli occhi di un’artista contemporanea che vuole, attraverso le sue opere, lanciare un messaggio di speranza, affinché ciò che è stato non si ripeta mai più. L’esposizione – il commento di Venezia – mostra come l’arte può divenire un mezzo per raccontare al visitatore, da un punto di vista personale, uno tra gli innumerevoli rivoli della grande Storia, in cui è sempre ben presente lo sguardo al futuro”.
Così invece Tedeschi: “Tracce, treno, ricordo, identità, tessuto, vita e arte è una sequenza di parole ed emozioni pregnanti per chi come me e Adi, è di famiglia ebraica. Ti tolgono quasi il fiato, ti rendono consapevole di una eredità immensa. Ho ammirato subito Adi per il coraggio con cui se ne è fatta carico e per la sua capacità di rimetter insieme i significati in una formula artistica eclettica, intransigente e, al tempo stesso, oggettiva e intima.”
La mostra è visitabile fino al 7 aprile.
(1 marzo 2019)