Oltremare – Islanda
Non ne so abbastanza di musica nordica, certo non di musica islandese, e ammetto che fino a ieri ero sicura che l’unica produzione musicale dei ghiacci fosse Björk. Ma qui bisogna farsi una cultura e in fretta, che l’Eurovisione si avvicina a passi felpati e come niente siamo già alla fase in cui i cantanti esprimono le loro idee politiche o para-politiche in vista dell’atterraggio a Tel Aviv. E forse fanno bene ad esprimersi con anticipo, perché una volta iniziati i giochi, pardon i concerti, Tel Aviv sarà una città-stato, isolata dalla vita del resto di Israele: la massa di turisti musicali che si accamperà lungo i sei-otto chilometri di costa dal nord al sud estremo di Tel Aviv non permetterà grandi spostamenti, in assenza, ancora per anni, di qualunque metropolitana pesante o leggera o tram per pendolari non dotati di macchina. Tutto o quasi passerà per le riprese televisive, con la loro regia e – si spera – una attenta politica di contenuti.
Ma tornando agli islandesi, pare che una simpatica band che suona Nordic Folk (qualunque cosa sia) e si addobba con borchie come dei vecchi punk fuori tempo massimo in una periferia milanese a inizio anni Novanta, abbia sfidato l’attuale Primo Ministro israeliano a duello. Duello nordico, naturalmente. Lo sfidano a misurarsi contro di loro in una antica pratica sportiva islandese, una specie di lotta greco-romana, alla fine della quale se il Primo Ministro, che ha 69 anni, prevarrà, avrà come trofeo un arcipelago nel sud dell’Islanda. Se vinceranno loro, giovani e borchiati, fonderanno una comunità sadomaso (sic) a Tel Aviv. Si deduce che io ne so poco di musica nordica ma questa band sa ancora meno della vita libera e bohemienne di Tel Aviv, dove nessuno si è mai sognato di chiedere permessi o sfidato primi ministri per fare qualcosa del genere. Fossi in Bibi, comincerei a domandarmi cosa fare dell’arcipelago che vincerà sicuramente, visto quanto sono scentrati i suoi sfidanti. Qualche idea a caso: parcheggio per sottomarini oppure rifugio sicuro per casse di champagne rosa e sigari, se gliene sono rimasti.
Daniela Fubini, Tel Aviv